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Per Moratti sono fesserie e la presunta microspia all’Inter quasi sparisce dai giornali

Per Moratti sono fesserie e la presunta microspia all’Inter quasi sparisce dai giornali

Volete sapere che cosa vuol dire avere potere mediatico? Ve lo raccontiamo brevemente. Milano, sede dell’Inter, ieri mattina. L’amministratore delegato Bolingbroke, braccio destro di Thohir, mostra ai dipendenti quella che denuncia essere una cimice, una microspia, sotto il tavolo delle riunioni. Insomma, quel che giornalisticamente si definisce una notizia. Per una storia di microspie, sono passati alla storia Woodward e Bernstein. La notizia, però, non riesce a prendere il volo. Certo c’è Davigo che imperversa, Leonardo DiCaprio e il clima. Ma non basta. Una cimice nella sede dell’Inter mentre sono in corso trattative per un importante mutamento dell’assetto proprietario (con i cinesi di Suning pronti a rilevare almeno un 20% dell’Inter) non è cosa di poco.

Da sempre, però, il lettore ha la possibilità di mettere assieme tutti i pezzi del puzzle. Anche se spesso questa modo di procedere può sfociare nella dietrologia. Ma è un rischio che a volte la pena correre. A un certo punto compare una frase di Massimo Moratti: «Ma quale microspia». Fesserie. E allora il quadro informativo comincia a essere più chiaro. La notizia scompare. La Repubblica oggi la inserisce in un titolo accattivante (“Soldi, intrighi e microspie eccetera eccetera) ma all’interno ci sono tre righe tre: “dopo la scoperta di una cimice negli uffici del club, e ancora non si è ben capito se fosse una vera cimice da intercettazioni oppure no, ma intanto l’ad Bolingbroke l’ha mostrata ai dipendenti”. Sul Corriere della Sera la notizia non compare proprio, eppure sono due gli articoli dedicati alla trattativa. La Gazzetta, che forse è il giornale più esplicito (“Thohir avrebbe deciso di mollare l’Inter”), ne scrive in un articolo: “La giornata era cominciata con la… Spyn- ter, una sorta di Spy-story ne- razzurra in cui la centralità era rappresentata da un siste- ma elettronico simil-cimice. Era stata trovata qualche giorno prima di una riunione dei massimi vertici dirigenziali (più lo staff), riunione in cui l’ad Michael Bolingbroke aveva rassicurato tutti sulle intenzioni di Thohir e appunto sul ritrovamento del congegno. C’è chi è convinto che si trattasse di un vero e proprio congegno hi-tech per intercettare; altri, l’Inter, che si trattava di un sensore antincendio molto datato e trovato non sotto il tavolo ma in un punto non precisato della sede. Quindi, nessuna spy-story. «Una cimice nella sede dell’Inter – dice Massimo Moratti -? Cosa ridicola e fasulla, non era una cimice». Avanti.” Che poi, aggiungiamo, Moratti non è proprio il più indicato a minimizzare in tema di intercettazioni.

In mezzo a tutto questo, ci sarebbe Thohir che vuole lasciare e sarebbe disposto anche a perdere qualcosa per strada (ne ha persi 140 nel 2013-2014, e ancora non si sa quanti nel 2014-2015), i cinesi di Suning che vogliono subentrare e un Moratti che non si riesce a capire – almeno leggendo i quotidiani – che cosa voglia fare. Anche se dall’idea che si fa il lettore, sembra molto attivo. Di certo, non una comparsa alla Hitchcock nei suoi film. E il lettore si è fatto anche l’idea che per molto meno del ritrovamento di una microspia o presunta tale i giornali avrebbe riempito pagine e pagine. Perché, anche se non fosse una cimice, cosa spinge un amministratore delegato a esporsi in modo così ingenuo? 

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