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“Oh mamma mamma” era un tormentone per Diego. “Un giorno all’improvviso” è in difesa di Napoli

“Oh mamma mamma” era un tormentone per Diego. “Un giorno all’improvviso” è in difesa di Napoli
Tifosi del Napoli in una foto di Matteo Ciambelli

«Un giorno all’improvviso, mi innamorai di te. Il cuore mi batteva, non chiedermi perché. Di tempo ne è passato, ma siamo ancora qua ed oggi come allora difendo la città. Alè alé alé, alé alé alé».

È questo dunque il nuovo coro “tormentone” di questo sorprendente Napoli campione d’inverno 2016. È molto diverso da quello che ci accompagnò – allora noi giovani tifosi – negli anni degli scudetti e dei trionfi europei del Napoli di Diego. Questa volta al centro del proscenio non c’è più il “capopopolo”, il novello Masaniello venuto da lontano, che aveva fatto innamorare tutti i napoletani (Oh mamma mamma mamma, oh mamma mamma mamma, sai perché mi batte il corason, ho visto Maradona, ho visto Maradona, uè mammà innamorato son!), che aveva preso su di se tutte le voglie di riscatto degli stessi (che nel corso della loro storia non avevano mai vinto niente), rendendoli fieri di essere finalmente un popolo felice e vincente.

Ora, dopo più di un quarto di secolo, al centro di questo nuovo coro c’è invece l’amore per la squadra ma soprattutto per “la città”, vista da sempre come il simbolo della loro fortissima identità. È come se in qualche modo si fosse ribadito anche in versi quell’antico connubio indissolubile che da sempre unisce squadra-gente-città.

A rendere famoso questo nuovo coro (che ormai tutta l’Italia conosce) ci ha pensato proprio un altro argentino (anche lui novello profeta venuto dall’altro capo del mondo), il “Pipita” Gonzalo Higuaìn, che dopo Napoli-Inter inaspettatamente lo ha cantato sotto la Curva B, ballando insieme al popolo napoletano. È stato quello il momento clou della ritrovata coesione esistente tra la squadra e la città, impensabile a inizio stagione quando alla prima di campionato si erano presentati diecimila spettatori in meno rispetto all’anno precedente. A suon di bel gioco, di gol, di maglie sudate, di strabilianti vittorie, il Napoli ha riconquistato Napoli.

Per chi vive fuori Napoli come me è difficile spiegare, agli amici che non hanno mai vissuto da quelle parti, che cosa significano per i napoletani le vittorie del Napoli calcio. È ormai noto a tutti che per i napoletani il Napoli non è solo “una squadra di calcio” ma una parte del loro stesso stato d’animo, ovunque si trovino. Ciò perché la base viscerale del tifo partenopeo è unico in Italia, pochissime squadre possono vantare un tifo “radicale” come quello napoletano (sicuramente quello degli amici fiorentini o catanesi per fare un esempio, seppur di portata minore) dove in cima alla scala c’è l’amore per la città e il popolo che essa rappresenta. In un’unica parola: identità, al di là del risultato. Si può vincere o perdere ma occorre sempre “dare tutto” per quella maglia. La gente ha visto dunque in questa squadra di carattere forgiata mirabilmente da Mister Sarri l’antico e mai sopito senso di appartenenza. Non a caso, quello stupendo verso finale «difendo la città» ne è ormai diventato il simbolo. GRAZIE NAPOLI!

 

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