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Benitez è la nuova Dc: quando perde, nessuno lo ha votato; quando vince, è la soluzione

Benitez è la nuova Dc: quando perde, nessuno lo ha votato; quando vince, è la soluzione

Dopo la partita del Napoli contro il Wolfsburg volevo chiamare Ernesto Galli della Loggia e dirgli che la ricerca è finita, ora so che i moderati hanno una nuova casa, e quella casa si chiama Benitez. Poi man mano che discutevo, scrivevo, indagavo, ho capito che anche la sinistra e la destra hanno una nuova casa. Vi sembrerà tutto strano, ma nel post partita, e nei giorni successivi ho parlato con molta gente ed ho capito che Rafa Benitez è un partito, per brevità potrei dire che è la nuova Dc, quando il Napoli perde nessuno l’ha votato, quando il Napoli vince è la soluzione. E all’interno del partito che chiameremo Rb, con lo slogan “ci può stare” anche se una minoranza del partito preferisce “spalla a spalla” e mentre scrivo si è formata una nuova corrente che preferisce il “sin prisa pero sin pausa”; ci sono appunto più correnti della vecchia Dc. Tanto da farne una Cosa che tiene insieme e pur li divide, tutti, più del governo Renzi, che tra l’altro segna meno del Napoli.

Volendo analizzare i vari tipi che militano o bordeggiano la Casa o Cosa-Rb, dovrò rifarmi a categorie della prima e seconda repubblica, così sarà anche più facile, però non posso non premettere che «egli è oltre» proprio come urlava Satta Flores a Manfredi in “C’eravamo tanto amati”.

C’è il rafaelita andreottiano, quello che Maggio giochi bene o giochi male, l’importante è che Rafa stia in panchina. È la parte sporca del rafaelismo, pragmatico fino all’accontentarsi delle autoreti, spietato nello gioire per gli infortuni degli avversari, killer di arbitri e ammazzallenatori, controlla formazioni e famiglie, gossip e profili dei social, si muove tra stadio e web con commenti arguti e brevissimi, mentre in lunghe mail coperte dal segreto calcistico di stato trama come De Laurentiis, come se fosse uno Zaccagnini di passaggio. Ha dei fedelissimi che agiscono nei bar dell’hinterland napoletano, corteggiano la Trieste promettendole un ritiro spirituale con Koulibaly e la presidenza dell’Eni, ma lavorano per avere Messi al Napoli, però questo lo dicono solo all’ambasciatore del Qatar. Per il rafaelita andreottiano: Zuniga è una spia dei russi per questo va annientato.

C’è il rafaelita moroteo, che invece predica i valori dell’Errebi, ma anche quelli di De Laurentiis, la sportività, la lentezza, l’attesa, in una congiunzione spirituale al limite del misticismo, anche se poi fuori dallo stadio accetta certe imposizioni delaurentiine, il suo linguaggio ma con un appoggio esterno, appunto, accetta anche quella laicità di costumi calcistici di stampo europeo, al quale vorrebbe rifarsi ma il Mediterraneo e anche il quartiere Traiano lo riportano nel realismo meridionale di cui si pente successivamente. È quello che rischia di più rispetto agli altri perché il più ingenuo, rifiuta la possibilità di una rescissione dei contratti, non crede alla contrarietà dello spogliatoio, rifugge dai ricatti dei procuratori, considera Sacchi una sorta di La Pira, e sarebbe anche disposto ad allearsi col rafaelita comunista ammesso che esista. Per lui Zuniga è un Don Milani nero che rifà Barbiana in un luogo segreto.

Il rafaelita di sinistra aspetta lo scudetto e la Champions in un piano quinquennale, cita Rafa con Dossetti e spesso li confonde, va in vacanza a Liverpool e Valencia, non credendo ai problemi difensivi della squadra né tantomeno ai dissidenti che ne raccontano i difetti o le mancate vittorie. Si ritiene calcisticamente superiore agli altri rafaeliti, con una supremazia calcistica che esercita nei salotti e nelle università, disprezzando giornali e tv. Riconosce a Higuain una capacità alla Mattei d’entrare in sette aree di rigore sorelle segnando sempre. Per lui Zuniga è una spia americana a riposo.

Il rafaelita d’iniziativa democratica non va allo stadio, se non in occasione delle finali, non esplicita il suo tifo calcistico e se lo fa è per un motivo superiore, spesso si allea col rafaelita andreottiano per poi rinnegarlo, se affronta una discussione sullo schieramento in difesa è per dimostrare al suo interlocutore che ci sono delle ragioni che ignora e che passano comunque per i libri di Don Sturzo e che la ripresa di Gargano è figlia della cura economica di Mariano Rumor e Krol e della capacità immaginativa di Sivori e Fanfani con i cross di Emilio Colombo. Durante gli anni in B e C ha rivolto il suo interesse sportivo sulla pallanuoto. Per lui Zuniga è un consigliere regionale del Veneto inaffidabile e che salta i congressi.

Il rafaelita tambroniano si tiene alla larga dalla marcatura a uomo del tifo, rivendica un’altra presidenza, la Lauroeterna, al massimo potrebbe accettare un San Paolo Franchista, con i militari al posto delle cheerleader, si preoccupa della pressione su una sola fascia, quella destra, e della crescita dei cross da quella parte del campo, imputando a Benitez delle colpe badogliane, si aspetta che Callejon diventi governatore della Libia o almeno della Campania. Per lui Zuniga è un invertito che nasconde a se stesso la sua condizione.

Il rafaelita demitiano è più preoccupato della mancanza di un ristorante vista Vesuvio nello stadio che delle sconfitte, anche perché per il ristorante ha un esercito di cuochi e camerieri di Bisaccia da piazzare, vorrebbe una nuova struttura calcistica a Nusco, dove a differenza di Castelvolturno l’aria non è inquinata, ogni volta che i giornali scrivono terremoto nel Napoli si aspetta una marea di fondi e per questo chiama Raiola anche di notte, vorrebbe Nando De Napoli come secondo al posto del cossighiano Pecchia, vorrebbe più fondi per i giovani calciatori campani che poi dirotterebbe sulla sanità sportiva; per lui Zuniga è un traditore mastelliano.

Il rafaelita forlaniano è un grande costruttore di trame anche se interrogato al bar metti da un molisano, balbetta non riuscendo a spiegare il sistema che porta Gabbiadini a colpire minimo due pali a partita, e poi a segnare anche, riuscendo a non sudare mai come Gherardo Colombo. Vorrebbe una nazionale campana e si spende per la pace tra Juve Stabia e Nocerina utilizzando lo stipendio di Michu ed Henrique, predica il ministero della pubblica istruzione per Rafael ma poi ci metterà Cirino Pomicino, è convinto che Zuniga sia Di Pietro.

Il rafaelita segniano è contento dei continui cambi di formazione, ne vorrebbe anche altri durante la partita ma l’assurdo regolamento proporzionale lo costringe a soffrire, vorrebbe anche più tempo per decidere i cambi attraverso dei referendum al San Paolo, con interruzioni continue per aggiornare i quesiti, sembra sempre che sia arrivato il momento di avere ragione ma poi qualcosa va storto, il suo calciatore simbolo è Jorginho, è convinto che Zuniga sia uno di Publitalia, braccio destro di Dell’Utri.

Il rafaelita martinazzoliano, va bene tutto anche un pareggio col Cagliari, l’importante è stare tra quelli che contano, sa che Inler è la Svizzera sana non quella delle banche che tanti guai ha portato alla squadra e al partito, ma si aspetta finalmente due centrocampisti tedeschi, capaci di dare delle regole al Centro del Napoli, in ogni discorso ricorda l’importanza del calcio tedesco che ha formato e influenzato De Gasperi, è convinto che Zuniga sia Gasparri anche se non si spiega non tanto certe discese sulla fascia ma la capacità di parlare il castigliano.

Il rafaelita bianchiano giocherebbe solo la Coppa Italia e istituirebbe i corsi di latino a Castelvolturno, vorrebbe Benitez come premier ed una unica squadra campana dove tutte le storie di fondono e il resto lo spiega Andreatta anche a Lotito, non ha mai capito l’acquisto di Britos che è incapace di controllare palloni e preferenze, è convinto che Zuniga sia Nicola Mancino.

Il rafaelita rutelliano lavora già per l’arrivo di Montella, vorrebbe un Napoli sul modello di Madrid, e si aspetta che torni la Coppa delle Coppe, sta lavorando attraverso gli articoli di sua moglie alla caduta di Platini, pensa che Hamsik debba essere provato come terzino o almeno come sindaco di Caserta, vorrebbe che il nuovo San Paolo avesse delle terrazze e che ci fosse l’obbligo di andare allo stadio in bici. Confonde De Laurentiis con Giuliano Ferrara e il Foglio con la Zona, è convinto che Zuniga sia D’Alema senza baffi e che stia tramando per estrometterlo dalla tribuna Posillipo.
Marco Ciriello

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