Verona-Napoli 2-0, il taccuino di Benitez / Il problema non è stato il centravanti. Il problema è il regolamento della Fifa che non consente di cambiare sei o sette giocatori a partita

Verona-Napoli 2-0, il taccuino di BenitezApro la quarantaduesima pagina del mio taccuino. La quarantaduesima partita, più di tutti quanti in Italia. L’anno che sono stato al Chelsea, dovetti gestire i brasiliani che avevano molti impegni anche con la nazionale. In una stagione Oscar giocò 80 partite. Ed era fresco. Il turn over non si fa […]

Verona-Napoli 2-0, il taccuino di Benitez
Apro la quarantaduesima pagina del mio taccuino. La quarantaduesima partita, più di tutti quanti in Italia.

L’anno che sono stato al Chelsea, dovetti gestire i brasiliani che avevano molti impegni anche con la nazionale. In una stagione Oscar giocò 80 partite. Ed era fresco.

Il turn over non si fa in base a delle sensazioni. Ci sono dati, test atletici, analisi mediche, valori biologici, allenamenti. Si guarda tutto e si decide. Come si fa a contestare una scelta se non si posseggono quei dati?

Certo, se potessi tornare indietro qualcosa cambierei. Tutti sbagliamo. 

Di sbagliato ho visto l’approccio alla partita. Mesto per esempio aveva l’approccio alla partita inserito nel nome. 

Un gol subito a freddo per noi non è neanche una novità. Era successo all’andata a Verona, giovedì con la Dinamo, a Dortmund, a Londra con l’Arsenal, a Torino con la Juve l’anno scorso. Sappiamo bene cosa si prova e come si deve reagire.

Ma se prendiamo un gol a freddo, sbagliamo l’approccio. Se ne prendiamo nel finale, siamo scoppiati e ho sbagliato la preparazione.

L’errore è cercare un giudizio definitivo su ogni cosa che succede. Le cose a volte succedono e basta.

Troppi passaggi lenti stasera consentono ai difensori avversari di leggere in tempo le linee e di rimediare.

Con la stessa intensità messa in campo contro la Dinamo, non ci sarebbe partita. Ma non si può prendere la stessa intensità alla partita numero 41 e alla numero 42, poi alla 43 e alla 44, una ogni quattro giorni.

Il vecchio giro palla comunque non ci porta da nessuna parte.

I mediani vanno in sofferenza quando gli esterni non aiutano abbastanza. Mesto e Ghoulam non stringono. Difendiamo sempre a palla scoperta. 

Partita dura anche sul piano fisico. Il Verona picchia, Toni fa sentire il fisico. È bravissimo a darle restando in piedi e a franare a terra quando le prende. Guadagna secondi e fa respirare la squadra.

Non riusciamo a creare la superiorità numerica, non riusciamo a saltare l’uomo. Sala difende bene su Mertens, De Guzman non gioca una sola azione che si avvicini a un brivido di Hitchcock.

Per la verità non si avvicina nemmeno a un brivido di Tom & Jerry.

Il vero obiettivo del primo tempo non è tanto cercare il pareggio, il vero obiettivo è cercare di conservare la posizione eretta.

Ghoulam corre come sulle uova. Pare quasi che gli manchino gli appoggi.

Hamsik cerca di intrufolarsi in area andando al dribbling uno contro quattro. L’orgoglio è apprezzabile. Ma ha la cattiveria di Bambi.

Zapata è un carro armato con i cingoli senza olio. Però davanti garantisce un peso che la difesa del Verona non avrebbe sulla carta dovuto reggere.

Se ci fosse stato Marquez, avrei puntato di sicuro su Higuain per metterlo in difficoltà con la velocità.

Con l’ingresso di Higuain e Callejon, sebbene possa sembrare un paradosso, siamo addirittura peggiorati. Troppa folla ai limiti dell’area. È stato come pompare benzina dentro un carburatore ingolfato.

Abbiamo smesso di giocare di squadra. Tutti avevano voglia di risolverla da soli. Non so se per generosità o se per egoismo. Questo lo chiariremo.

L’idea che Gabbiadini possa colpire il palo calciando da fermo, da quasi trenta metri, a freddo, appena entrato, lo rende colpevole di non provarci tutte le domeniche.

Il problema non è stato il centravanti. Il problema è il regolamento della Fifa che non consente di cambiare sei o sette giocatori a partita.

Purtroppo, se anche si potesse, nei ruoli in cui stasera eravamo carenti, non avevamo troppe soluzioni in panchina.

Adesso spero che non vogliamo buttare quanto di buono è stato fatto finora. 

Testa bassa, voce bassa e lavoriamo. È la cosa che so fare meglio.
Il Ciuccio

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