Da Ciro Esposito ai russi accoltellati: in quattro mesi non è cambiato nulla

Dal 3 maggio al 17 settembre, sembra che sia cambiato davvero poco. Da Roma Tor di Quinto, con tutto quel che sappiamo e tutta la paccottiglia che sta venendo fuori in questi giorni, a Roma Ponte Duca d’Aosta. Sei tifosi russi feriti ieri sera per Roma-Cska, di cui uno grave. E i soccorsi dell’ambulanza ostacolati […]

Dal 3 maggio al 17 settembre, sembra che sia cambiato davvero poco. Da Roma Tor di Quinto, con tutto quel che sappiamo e tutta la paccottiglia che sta venendo fuori in questi giorni, a Roma Ponte Duca d’Aosta. Sei tifosi russi feriti ieri sera per Roma-Cska, di cui uno grave. E i soccorsi dell’ambulanza ostacolati dai teppisti romanisti. È stata accerchiata e bloccata fino all’intervento degli agenti.

Quattro mesi e mezzo dopo, al primo vero banco di prova, l’ordine pubblico della città di Roma ha offerto nuovamente pessima prova di sé. Ovviamente l’episodio passerà in cavalleria. Nessuno inchioderà il ministro dell’Interno Alfano, questore e prefetto alle proprie responsabilità. Del resto, non lo hanno fatto per l’omicidio di Ciro Esposito, figuriamoci per ieri.

In quattro mesi e mezzo non è cambiato nulla. La forze dell’ordine hanno dimostrato ancora una volta di non riuscire a controllare la situazione. Così come è andata a farsi benedire – com’era ampiamente prevedibile – la lettera tanto strombazzata dai media da parte degli ultras della Roma che denunciavano di aver perso il controllo della curva ma che assicuravano un cambio di rotta, oltre a rivendicare una sorta di extraterritorialità e quindi di extra-legalità, e a tessere l’elogio della puncicata (a proposito, il russo ieri è stato accoltellato all’addome). 

Niente di tutto questo, a giudicare da ieri sera. Andare allo stadio in Italia continua a essere un’iniziativa rischiosa. Dopo i fatti di Tor di Quinto, Renzi e Alfano avevano promesso un piano, iniziative speciali. Nulla di tutto questo. Nessuno ha pagato per le violenze del 3 maggio. Nessuno è stato rimosso. Così come nessuno ne parlerà oggi. Né tra i politici. Né, figuriamoci, tra i vertici del nostro calcio. Come al solito, l’Italia ha abbassato la testa. Sta facendo finta di dimenticare che, per una partita di calcio, quattro mesi fa è morto un ragazzo. A meno di un chilometro da dove ieri sono stati accoltellari i tifosi russi del Cska Mosca. Mentre l’unico dibattito che interessa pare essere quello sulle coltellate postume ricevute da De Santis. Temiamo che distogliere l’attenzione dal reale problema non ci porterà molto lontano. 
Massimiliano Gallo

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