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Cari mazzarriani, ma davvero credete che chi critica si auguri il male del Napoli?

Ma davvero, amici “mazzarriani”, voi pensate che esistano gli anti-mazzarri? Ma non scherziamo proprio. Qui non siamo tifosi di professione, facciamo o abbiamo fatto onorate professioni, e non abbiamo nemmeno mire di qualche genere. A proposito, dopo qualche critica espressa qui alla (non) comunicazione della società, qualcuno mi ha chiesto se per caso io non abbia aspirazioni a …. Grazie del pensiero, preferisco vivere e “nun me passa manco p’a’ capa”. Mi limito a mettere la mia esperienza dentro le riflessioni di tifoso. Ma direi, di amante.

Perché, cari fedelissimi che scagliate fulmini sulle nostre critiche, ma davvero voi pensate che noi ci auguriamo di aver ragione, che le cose vadano male? E’ che uno è esperto, smagato di cose della vita, e ha vissuto nelle aziende. E quando un dirigente dice “Mi prendo un anno sabbatico”, non ci sono tanti dubbi su quello che sta succedendo. Si è dato un segnale di disimpegno. E nelle aziende l’intenzione di “sfilarsi” del capo è un immediato impulso a demotivarsi per i suoi sottoposti ed a rafforzarsi per eventuali avversari. Non si fa, è un errore grave.

Ma ripeto: io voglio avere torto. Non solo perchè è vero tutto il bene che si dice di Walter Mazzarri. Ma è altrettanto vero che in quei tre fantastici e splendidi anni c’è una storia di “paura di vincere” molto chiara. Ogni volta che siamo arrivati alla prova decisiva, al salto di qualità, noi quella prova l’abbiamo fallita. Ci siamo fermati sotto l’ostacolo.

E allora qual è il problema? Il problema è semmai come discutiamo del Napoli e a quale scopo. A volte pare che i “mazzarristi” parlino di Walter come di un leader indiscusso che non ha mai sbagliato. Io vedo un’altra storia: un allenatore che ha fatto grande il Napoli e che è stato fatto grande dal Napoli. Sono cresciuti insieme: ha dato e ha ricevuto crescita e successo, si è sempre debitori dei propri “diretti”. Ma se le cose stanno così, non è bello che il leader della squadra, l’allenatore, dica ad ogni problema che la squadra ha sbagliato e che “deve crescere”. E’ una slealtà. E’ un modo maldestro e “cattivo” di gestire la comunicazione.

Gira e gira il problema è sempre la comunicazione: non c’è niente di male nel non poterne più, non è reato essersi stancati e voler cambiare. Non c’è niente di male nell’avere una storia conflittuale con la società, nel non condividerne gli acquisti, i problemi sono connaturati al lavoro. Ma si deve fare in modo che questi elementi non diventino variabili impazzite dentro la vita della squadra. Sotto questo aspetto, società e allenatore dovrebbero studiare e cambiare molto.

Quindi cari mazzarristi, siamo tutti fratelli e fratelli disinteressati, perché col calcio noi non ci mangiamo. E soprattutto ci auguriamo di sbagliarci. Perché quello che conta è il Napoli. L’unico valore assoluto che io riconosca.
Vittorio Zambardino

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