Né con Saviano né con Gramellini
Passerà alla storia come la disfida del bidet. Da un lato il casertano Roberto Saviano, dall’altra il torinese Massimo Gramellini. Dice il primo, orgoglioso, su Twitter: «Quando i piemontesi videro il bidet nella reggia di Caserta lo definirono «oggetto sconosciuto a forma di chitarra».Risponde il secondo, piccato, su La Stampa: «Vero, in Piemonte all’epoca non […]
Passerà alla storia come la disfida del bidet. Da un lato il casertano Roberto Saviano, dall’altra il torinese Massimo Gramellini. Dice il primo, orgoglioso, su Twitter: «Quando i piemontesi videro il bidet nella reggia di Caserta lo definirono «oggetto sconosciuto a forma di chitarra».Risponde il secondo, piccato, su La Stampa: «Vero, in Piemonte all’epoca non avevano i bidet. Però avevano le fogne».
Da che parte stare? Da che parte stiamo noi in questa polemica provocata dall’improvvido servizio giornalistico della Rai di Torino sulla partita Juventus-Napoli? Presto detto: né con l’uno, né con l’altro. E per una ragione molto semplice, perché non ne possiamo più dei primati borbonici rimescolati in tutte le salse, di prime ferrovie a Portici e di neanche una traversina in Sicilia, o di costituzioni prima concesse e poi ritirate; così come ne abbiamo francamente abbastanza delle lezioncine sabaude impartite con più o meno garbo, dal momento che il primo ministro dell’istruzione dell’Italia unita è stato l’irpino Francesco De Sanctis, e visto che quando si è trattato di menare le mani, i piemontesi, a Casalduni e Pontelandolfo, le hanno menate, eccome. Allora, possibile che anche il meglio dell’opinione progressista, i gioielli preferiti di Fabio Fazio, quelli che non saltano mai una stagione di «Che tempo che fa», gli autori italiani di maggior successo da diversi anni a questa parte; possibile che anche loro, anche Saviano e Gramellini, insomma, non accettino l’idea che dopo abbuffate di celebrazioni, convegni e libri tutti gli storici più avvertiti hanno ormai preso per buona? Possibile, cioè, che non accettino il fatto che al tempo di Cavour e di Crispi, di Vittorio Emanuele e di Franceschiello, stavamo messi tutti molto male?
Tutti, nordisti e sudisti, sabaudi e borbonici: sia quelli col bidet, ma in continua emergenza colerica; sia quelli con le fogne ma in perenne lotta con la pellagra. Nonostante l’invidiato San Carlo e l’imponente Reggia di Venaria, Nord e Sud, polentoni e terroni erano accomunati dallo stesso destino: contavano assai poco e, nello scacchiere geopolitico occidentale, non avevano voce in capitolo. Poi, però, dopo centocinquanta anni siamo entrati tutti, Nord e Sud, con o senza bidet, nel salotto buono del mondo, quello dei grandi della terra, dove ancora siamo, seppur con un piede già fuori dalla porta. Saviano non è nuovo a esternazioni sudiste o filoborboniche, tempo fa tirò fuori la storia secondo cui i primi a inventare la raccolta differenziata furono i Borboni e più recentemente ha inserito la mozzarella di bufala nel suo personalissimo decalogo esistenziale, quello delle cose per cui vale la pena vivere. Gramellini, invece, è una new entry tra le fila dei «terronisti». Entrambi però, e vivaddio, sono famosi per altre nobili ragioni. Dunque, un appello: almeno voi, cari Roberto e Massimo, non mettetevi a scimmiottare i Pino Aprile (l’autore di Terroni) e i Lorenzo Del Boca (autore di Polentoni). E fatevene una ragione: siamo tutti nella stessa barca. Una barca che si chiama Italia.
Marco Demarco (dal Corriere del Mezzogiorno)