Caro Napoli, sui calci piazzati lasci ancora a desiderare

Battere la Juve. Un mantra che ognuno di noi ripeterà fino al 20 ottobre. Su come fare Lorenzo Insigne sembra avere le idee chiare: “Serve aggredire molto alti e fermare Pirlo” ha dichiarato alla Gazzetta nell’intervista delle polemiche. Sarebbe anche meno difficile dello scorso anno, considerato che il più forte centrocampista italiano non attraversa un […]

Battere la Juve. Un mantra che ognuno di noi ripeterà fino al 20 ottobre. Su come fare Lorenzo Insigne sembra avere le idee chiare: “Serve aggredire molto alti e fermare Pirlo” ha dichiarato alla Gazzetta nell’intervista delle polemiche. Sarebbe anche meno difficile dello scorso anno, considerato che il più forte centrocampista italiano non attraversa un periodo di forma brillante. Senza, però, tener conto dei calci piazzati. Impossibile, perché da fermo il numero 21 bianconero si sta rivelando praticamente infallibile. Rete al Parma alla prima giornata, alla Roma nel 4-1 del 29 settembre scorso, rete al Siena nell’ultima gara di campionato, durante la quale ha colpito anche una traversa che grida ancora vendetta. Semplice, due più due ed ecco che vien fuori che i calci piazzati sono uno dei punti di forza della squadra bianconera.


Capitolo rigori: la Juventus ne ha ottenuti quattro in campionato e, eccetto l’errore di Vidal nella prima giornata, comunque positiva grazie al 2-0 sul Parma, non ha fallito le altre tre massime punizioni. Il Napoli ha ottenuto tre tiri dal dischetto, contro, Parma, Lazio e Sampdoria. Tutti calciati da Cavani, che con due gol su tre ha sensibilmente migliorato la media dello scorso anno, quando si prese la responsabilità di sei tiri dal dischetto sbagliandone la metà. L’impressione che il Matador sia poco freddo dal dischetto rende poco tranquilli. Molti di noi avrebbero preferito che il rigore contro i biancocelesti che poteva valere il 4-0 fosse calciato da Insigne, che quella punizione se l’era procurata con una grande giocata ma Cavani sembra molto interessato alla classifica marcatori, come, alla fine, è giusto che sia.

Quanto accaduto contro l’Udinese nel secondo tempo, dà conferma di ciò. Punizione dal limite per fallo di Danilo sull’uruguagio ed ecco che il Matador si fionda sul pallone, concentratissimo, si capisce quanta voglia abbia di infilare il 3-1. Passano alcuni secondi per permettere all’arbitro di sistemare la barriera ed arriva una scarpata inguardabile alta sulla traversa.

Ecco, le punizioni rappresentano un cruccio azzurro: non segniamo, a parte l’amichevole estiva con l’Olympiacos quando Dzemaili, complice un portiere immobile, ha siglato il 2-0, dalla bella parabola di destro proprio di Cavani contro l’Udinese della scorsa stagione, un gol che valse il 2-1 in una partita al cardiopalma poi finita 2-2. Prima ancora, le reti di Lavezzi contro il Cagliari nel novembre 2008, quella di Cigarini nel gennaio 2010 contro il Livorno, ma in porta c’era un difensore, Marchini, per effetto dell’espulsione del portiere e ancora Lavezzi contro il Chievo, complice Sorrentino, nel maggio 2010.

La partenza di Gargano, che, sempre andando a memoria, ha servito un solo assist da fermo ad Hamsik per lo 0-1 al Genoa nel dicembre 2010 pur calciando, chissà perché, tutte le punizioni in zona d’attacco, non ha risolto il problema. Non si riesce ancora a capire chi e in che modo debba battere i calci piazzati.

Anche i corner meritano qualche parola: basta ricordare l’assurdo tique toque nei pressi della bandierina nella trasferta contro la Sampdoria; in un paio di occasioni la palla è stata persa malinconicamente; in altre, nulla di fatto, considerata la mancanza atavica di saltatori che ci affligge. Per lo stesso motivo, soffriamo tanto sui calci piazzati avversari, come accaduto, ad esempio, nel caso della seconda rete del Psv in Coppa Uefa. Considerazioni che, alla fine, lasciano il tempo che trovano, valide solo per le statistiche e forse anche un po’ puntigliose.

Eppure bisogna chiedersi, considerando che il campionato è ancora lungo, se una squadra che mira allo scudetto, perché è quello che vogliamo, possa concentrarsi così poco sui calci piazzati e affidarsi unicamente al gioco, che pure Mazzarri riesce a far esprimere quasi alla perfezione ai nostri. Se il calcio non fosse caratterizzato anche (forse soprattutto) da episodi, questo potrebbe anche bastare. Ma prima della partitissima tricolore contro la Juventus sarebbe meglio correre ai ripari, non si sa mai.

Francesco Bevacqua

Correlate