Vi racconto Ilaria, il freddo, il gol subito e poi… crediamoci
Sembra una serata già scritta e come sempre quando la sensazione è questa, le cose non vanno esattamente così. Mi accorgo del suo silenzio da subito, come se avesse già intuito qualcosa. La prima risata mi scappa quando Hamsik, solo davanti al biondo e rasato Gillet, sbaglia il gol del vantaggio e lei si risveglia […]
Sembra una serata già scritta e come sempre quando la sensazione è questa, le cose non vanno esattamente così. Mi accorgo del suo silenzio da subito, come se avesse già intuito qualcosa. La prima risata mi scappa quando Hamsik, solo davanti al biondo e rasato Gillet, sbaglia il gol del vantaggio e lei si risveglia gridando che quel gol l’avrebbe fatto pure lei. E subito mi parte l’immagine di Ilaria in calzettoni e pantaloncini del Napoli che segna quel gol facilissimo e via sotto le tribune per salutare il suo maritino e la combriccola che si sta gelando sugli spalti e che trova in quel gol finalmente un ottimo motivo per riscaldarsi e sperare di farlo per almeno un altro paio di volte. Ma poi, come il vecchio detto nel calcio “gol sbagliato gol subito” che si avvera dopo pochi minuti, avviene la metamorfosi. Il silenzio ricomincia inesorabile fino alla fine del primo tempo. La conosco abbastanza per pensare di lei due cose. Uno: in quel silenzio sta montando un’incazzatura e un nervosismo che esploderanno appena le cose non andranno nel verso giusto; due: sta soffrendo tremendamente per quel gelo che se pur previsto non ha saputo domare con i suoi abiti. Poi una botta di calore. Il pareggio. Da qui eccola in una performance di incoraggiamento senza sosta piena di “Forza ragazzi” e “vai, vai, vai”. Ora è nella sua ideale condizione da tifosa: per lei che fa della sua filosofia di vita la frase “tutto è possibile”, la rimonta dopo lo svantaggio e il successo finale è tutto quello che puoi desiderare. Io invece adoro le cose facili, i successi schiaccianti, le mattanze calcistiche, mi consolano e mi caricano enormemente. Ma le cose sembrano più difficili del previsto e il tempo passa troppo velocemente. Ecco l’esplosione di cui previsto al punto uno. Le sue grida incavolate rivolte al gioco e ai suoi protagonisti mi assordano ma mi divertono pure. Ad un’ennesima azione sprecata e mal congeniata, l’acuto della sua voce mi fa scattare d’istinto una gomitata nel suo fianco e lei ride perché sa di essere stata non proprio diplomatica. A questo punto, compreso che la zona Mazzari possa essere l’unica speranza a cui aggrapparsi insieme al nuovo acquisto Vargas, che le sembra il salvatore della partita, ecco che comincia una sfrenata e isterica dialettica contro tutto e tutti, soprattutto a quelli che sembrano non vedere il nostro nuovo gioiellino per fargli risolvere la partita. Non so quante volte mi ha chiesto a che minuto siamo e spesso dopo pochi secondi. La partita finisce e la delusione è evidente nel suo sguardo infreddolito. Io che sono un ottimista le dico che comunque abbiamo raggranellato un punto su Milan e Udinese e lei mi spara un: si, si, però, eccheccaz! Poi la lucidità: il post partita è una siringa di fiducia e di speranza; a questo punto si invertono le parti ed è lei a dirmi che detesta i disfattismi e i soliti conti senza matematica. Parola d’ordine: crediamoci. Marco de Lellis