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Il sesto, settimo posto come ai tempi di Monzeglio

Sesto posto, settimo posto…Le speranze di vedere il Napoli in versione internazionale oscillano tra questi due gradini della classifica. Appare lontana la Champions , più realistico poter afferrare un posto per l’Europa League, nota un tempo come Coppa Uefa. Sesto, settimo posto …e vengono in mente campionati lontani, vissuti da ragazzini in curva allo stadio Vomero. Quasi un ritorno di atmosfere già respirate, in un differente quadro di riferimento. Gli anni ’50 proponevano con costanza questi due obiettivi agli azzurri guidati da Monzeglio. Le posizioni si alternavano: prima e dopo l’arrivo di Hans Jeppson (105 milioni all’Atalanta ) gli azzurri facevano altalena, quasi sempre intorno a quei livelli del podio, sesto posto, settimo posto…. Poi nel cielo comparve un orizzonte più gratificante, quarta posizione dietro le “tre grandi", sempre loro: Milan, Inter e Juventus. Per una volta il Napoli di Lauro riuscì a piazzarsi quarto, per tornare poi subito al dilemma sesto-settimo, prima di una scivolosa inclinazione che portò fino alla B . Tanti anni dopo la storia si ripete: sesto posto o settimo, agognati traguardi stagionali. Negli anni ‘50 quelle posizioni erano platoniche e non aprivano porte. Oggi c’è in palio il torneo d’Europa, che darebbe un segno positivo alla stagione. Di assonanze tra le due epoche (ben più distanti dei loro sessant’anni di lontananza ) ce n’è anche un’altra e riguarda la rosa dei giocatori. Non era folta, la formazione base si ripeteva ogni domenica, minime le varianti dovute agli infortuni. Le tattiche non c’erano o erano ingenue, contavano soprattutto i duelli uomo su uomo. Durante una partita a Novara, il centrattacco Jeppson si infortunò. Di là da venire le sostituzioni, prese il suo posto per necessità il terzino Eugen Viney, roccioso difensore ungherese con piedi buoni, venuto dalla Spal. Un ripiego obbligato, E invece Viney assaltò l’aria di rigore novarese e scoccò un tiro imparabile. Fu il gol della vittoria. Applausi, elogi, foto sui giornali. E poiché il Napoli aveva anche allora fame di gol, Viney scese in campo la domenica successiva, in casa, ancora col numero nove sulle spalle al posto del tre. Ad ogni pallone toccato, lo stadio del Vomero emetteva un boato di voci, urla, invocazioni. Ma il gol non venne, Viney fu risucchiato mentalmente nel suo ruolo di terzino, non tirò in porta che fiaccamente, una volta o due. E al tramonto di quella domenica tornò per sempre in difesa. Erano tempi duri e semplici per il Napoli e i tifosi. Se analogie (o ricorsi storici) si possono immaginare, son del tutto esteriori: l’obiettivo di classifica, l’assenza di titolari importanti, l’impiego anticonformista di qualche giocatore in campo, il problema di segnare di più. Per il resto, vicende e storia vissuta di Bari-Napoli in prospettiva europea son tutte da scrivere. <strong>Mimmo Liguoro</strong>

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