I successi di Norris sono frutto del talento o dei grandi mezzi economici della famiglia?

Ne parla il Times. In realtà la risposta è che per arrivare al top serve tutto e Norris ha sia soldi che talento.

Lando Norris

Imola 18/04/2021 - gara F1 / foto Imago/Image Sport nella foto: Lando Norris

Il percorso di Lando Norris verso il vertice della Formula 1 è da sempre accompagnato da un dibattito acceso: quanto conta davvero il talento e quanto, invece, i mezzi economici della sua famiglia? Ne parla il Times.

Norris: più talento o mezzi economici?

Ecco cosa scrive il Times:

“Terry Mitchell riesce ancora a ricordare che rumore fece il momento in cui capì che suo figlio avrebbe faticato a tenere il passo con Lando Norris.”

“Il suono in questione era il familiare rombo dei motori Ginetta in pista e, dato che non era giorno di gara, Mitchell andò a vedere cosa stesse succedendo. Rimase sbalordito quando scoprì che c’era Norris, all’epoca quattordicenne, in una sessione privata di allenamento. Il padre di Norris, Adam, aveva prenotato l’intero circuito per due giorni di test: due auto, quella di Lando e quella del coach che stava pagando per seguirlo.”

” Si ripete spesso che Adam figurasse nella Sunday Times Rich List del 2022, con una fortuna stimata in 200 milioni di sterline, derivata in gran parte dal gruppo di servizi finanziari Hargreaves Lansdown”

 E, in realtà, è piuttosto raro che qualcuno arrivi in F1 senza una grande ricchezza alle spalle. Questo fa sorgere la domanda: fino a che punto un eventuale titolo mondiale sarebbe merito suo, e fino a che punto dei mezzi del padre?

Il ricordo di Kellet…

“Nel campionato Ginetta 2014, Norris concluse terzo dietro Mitchell e al suo compagno di squadra James Kellett.

Kellet ricorda anche che Norris “faceva un buon numero di test perché poteva permetterselo”. Kellett aggiunge: «Ci sono stati molteplici giorni di test che i miei sponsor non potevano permettersi. Io ho sempre dovuto lavorare con ciò che avevo; non ho mai conosciuto niente di diverso. Per esempio, c’erano quelli che potevano permettersi di andare a Barcellona durante le vacanze d’ottobre per allenarsi e quelli che non potevano. Norris aveva anche un manager e un coach fin da quando aveva 12 anni, e spesso poteva avere circuiti affittati in esclusiva per lui.»

…e quello di Collard

Il ricordo di Collard di quell’anno è affascinante. Erano compagni di squadra, ma non alla pari: Norris aveva tre set di gomme al giorno, Collard uno. Eppure Norris era felice di condividere video e dati; questo per Collard fu preziosissimo, perché il beneficio diretto fu che i suoi giri di qualifica migliorarono rapidamente. Collard chiese anche consigli al coach di Norris su dieta e forma fisica. “Non c’è nessuno da cui io abbia imparato di più nel motorsport quanto da Lando,” dice.

Alla fine di quell’anno, però, Norris superò anche Collard come rivale. “I miei genitori mi fecero sedere e dissero: ‘Semplicemente non possiamo più permetterci i monoposto per te’,” racconta Collard.

Norris: la sua fortuna fu avere sia i soldi sia il talento

Nel caso di Norris, c’è stato un mix delle due componenti:

Mitchell: «Nessun dubbio che il ragazzo fosse talentuoso e che avesse il meglio di tutto, ma è ciò che serve: il pacchetto completo»

Steven Hunter, che da anni gestisce Jhr Developments — un team britannico che ha corso a vari livelli — dice:“Lando piangeva tantissimo all’inizio quando non vinceva,” dice. “Ma riconosciamolo: è sempre stato un grandissimo lavoratore. Il mio onesto parere è che la situazione finanziaria del padre stia oscurando l’abilità naturale del pilota.

Dunque, la risposta è che per arrivare al top serve tutto — “il pacchetto completo”, come dice Mitchell. Una volta arrivato, la differenza la fanno solo pilota e macchina.

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