Egonu: «Sono una donna e ho desideri di maternità, per me è un grandissimo conflitto»
A Gq Italia: «Ci sono nove mesi in cui devi stare ferma, il tuo fisico cambia, non sai se riuscirai a tornare a quel livello. La vita dell'atleta? È solitudine, sei sempre sola. Succede che ti abitui e comincia a piacerti»

Db Monza 18/08/2023 - Campionato Europeo Pallavolo femminile / Italia-Svizzera / foto Daniele Buffa/Image Sport nella foto: Paola Egonu
Paola Egonu ha rilasciato una lunga ed interessante intervista ai microfoni di Gq Italia. La campionessa italiana di pallavolo ha affrontato numerosi argomenti, raccontando della sua vita da atleta (che viaggia in solitudine e ad altissima velocità) e soffermandosi anche su temi più intimi (o privati) come quello della gravidanza.
Le parole di Paola Egonu
Si comincia parlando di pallavolo, e Paola – che di ruolo fa l’attaccante – ci tiene a sottolineare: «Un attaccante forte è un attaccante che riesce a toccare qualsiasi palla che gli arrivi. Ovviamente, però, l’attaccante viene valorizzato dal palleggiatore, dalle alzate che arrivano. Io dipendo tantissimo dalla squadra, tutte lo facciamo, la pallavolo è un tipo di gioco in cui dipendiamo tantissimo le une dalle altre. E la cosa più importante è la fiducia che percepisco dalle giocatrici, dalle mie compagne di squadra e dal mio staff. Lì è dove posso sentirmi libera di rischiare e quindi di conseguenza tirare fuori quel 10% in più, quello che magari, senza la fiducia, non ci sarebbe. E, ai nostri livelli, se stai giocando una finale di un Campionato del Mondo, è proprio quel 10% a fare la differenza».
«Parte tutto con la richiesta, come si dice, il pretendere. Pretendere da te stessa e pretendere dalla squadra. Ma in primis da me stessa, il 100% ogni giorno. E quando vedi un’altra compagna che spinge al 100%, tutte seguono quella compagna e quindi c’è un pretendere; tutte insieme», aggiunge.
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Spazio anche alle dinamiche quotidiane. «La vita dell’atleta è solitudine. Fai colazione, vai in palestra, torni, pranzi, torni in palestra, ceni e vai a dormire. E sei sempre sola. Succede che ti abitui, che comincia a piacerti quella solitudine», afferma Egonu. Solitudine, ma anche ritmi elevatissimi. «Non hai il tempo di fermarti, di piangere, di parlare. Appena c’è un problema devi reagire, andare oltre».
Quanto invece al delicato team del desiderio di diventare mamma: «Sono una donna, e ho desideri di maternità. Ci sono nove mesi in cui devi stare ferma, il tuo fisico cambia, non sai se riuscirai a tornare a quel livello. Quando un uomo fa un figlio, può tornare immediatamente in campo. È una questione legata al corpo e al recupero. Per me è un grandissimo conflitto. Se vuoi un figlio, o lo fai prima, o interrompi la carriera, torni, ma se non sei in grado, smetti e ti manca. È il momento giusto? Come si fa a dire, ‘ora riprendo’? Per adesso ho messo un limite di tempo, poi si vedrà».
E guardando appunto al futuro: «Non ci ho pensato, però sicuramente vorrei avere il coraggio di smettere nel momento giusto della mia carriera, per potermi costruire la vita dopo e non avere paura dell’incognito. Ma ancora non lo so».











