Rrahmani: «Noi difensori siamo soldati del mister. Quando guardo le partite da infortunato ho un’ansia terribile»

A Cronache di Napoli: «Conte mi spinge a impegnarmi di più perché nel calcio quello che conta è quello che succede oggi non quello che successo ieri o la stagione passata.

Napoli Rrahmani

Db Napoli 01/03/2025 - campionato di calcio serie A / Napoli-Inter / foto Daniele Buffa/Image Sport nella foto: Amir Rrahmani

Il difensore del Napoli, Amir Rrahmani, ha rilasciato un’intervista a Cronache di Napoli.

Le parole di Rrahmani

Partiamo dalla domanda che tutti si stanno facendo da giorni: come sta? Potrebbe farcela a rientrare contro l’Inter il 25 ottobre?

«Sto meglio e sto lavorando per cercare di rientrare il prima possibile. Non sappiamo ancora in quale partita potrò rientrare ma dobbiamo essere preparati e soprattutto non rischiare nulla. Sono fermo da tanto tempo e perciò bisogna fare le cose con calma. E poi non è importante in quale partita ma che io rientri il prima possibile e soprattutto che sia sicuro in campo».

I numeri dicono che senza di lei il Napoli è passato da 0 gol in 2 partite a 9 gol in 6 partite: cosa non ha funzionato?

«Non è una questione di Rrahmani o di un altro giocatore. Quando tutta la squadra difende è sempre più facile per i difensori perchè hanno meno lavoro. Poi, certo, nel calcio ci sono anche i dettagli che decidono un’azione. Una lettura difensiva più lenta determina magari un gol e, quindi, l’esito di una partita. Non c’è insomma un segreto ma state sicuri che se la squadra ha una efficace fase difensiva tutto in campo diventa più semplice».

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Lei è ormai da sette anni a Napoli: si sente investito anche di un ruolo di leader?

«Sì, mi sento leader. Perchè, vuoi o non vuoi, sono da tanti anni a Napoli e ad avere questa ‘anzianità di servizio’ siamo pochi. Poi ovviamente ognuno ha la sua responsabilità di essere leader, ognuno lo è a modo suo: qualcuno lo è in maniera più ‘rumorosa’, qualche altro lo è invece in silenzio. Ma alla fine siamo accomunati tutti dall’idea di portare sempre più in alto il Napoli».

In questi anni ha giocato in difesa al fianco prima di Koulibaly poi Kim e ora di Buongiorno e Juan Jesus: la difesa azzurra ha sempre funzionato e lei ha rappresentato una costante…

«In effetti negli anni sono arrivati e andati via diversi giocatori e invece io sono rimasto qui e le cose in effetti hanno sempre funzionato. Anche per questo il mio desiderio è di stare qui il più a lungo possibile».

Quando un giocatore sta fuori per infortunio e segue le partite dei compagni cosa prova?

«Ora lo posso dire: un’ansia tremenda. Quando i miei familiari mi dicevano che erano emozionati nel vedermi giocare non ci credevo, giocando non riuscivo a capire. E invece ora li capisco benissimo perchè soffro quando sono in tribuna e peggio ancora quando vedo la partita dei miei compagni in tv. C’è un’emozione fortissima, una paura e un’ansia che non sai spiegare. Mi accade così sia per il Napoli che per la mia Nazionale, il Kosovo. Quando sei in campo a queste cose non pensi perchè sei concentrato sulla partita, pensi ad altre cose. Invece quando non gioco la vivo come la vive un tifoso sfegatato. Sono emozioni diverse ma certo intense quasi allo stesso modo».

Come spogliatoio e come gruppo credete alla possibilità di poter vincere un altro scudetto dopo quello dell’anno scorso?

«Non lo abbiamo detto nè in occasione del terzo nè del quarto e non lo diremo oggi. La nostra filosofia è dare sempre il massimo in ogni partita perchè la strada è molto molto molto lunga. La storia di un campionato può cambiare facilmente da una partita all’altra, nel calcio non sai come va. Ovviamente dobbiamo essere fiduciosi nelle nostre capacità e lavorare tanto. Pensare a quello che sarà alla fine è prematuro, pensiamo solo a lavorare sodo».

Rispetto alla scorsa stagione ma anche al campionato 2022-2023 al vertice c’è maggiore equilibrio, ci sono diverse rivali attrezzate tra Milan, Inter, Roma e Juve quale vede come antagonista principale del Napoli?

«Tutte quelle citate. Ad oggi non sappiamo ancora il reale valore di ognuna perchè siamo soltanto all’inizio della stagione e siamo tutte vicine in classifica. Non ho un’idea definite di gerarchie ma sono sicuro di una cosa: tutte le big daranno battaglia per il tricolore. E noi siamo prontissimi ad affrontarle».

Ha vinto due scudetti in tre anni: che cosa è cambiato anche nella mentalità di un gruppo che ha fatto l’abitudine ad essere vincente?

«La cosa fondamentale resta pensare ad una partita per volta come se fosse la più importante di tutte, essere concentrati a vincerla. Ormai, grazie al presidente De Laurentiis che ha fatto grandi investimenti, abbiamo una squadra forte da anni e dunque siamo sempre stati convinti di poter vincere. Perciò alla fine gli scudetti sono una ricompensa, la conferma che hai lavorato bene».

Nel suo percorso napoletano è stato allenato da Gattuso, Spalletti e ora da Conte: quali sono le differenze tra questi allenatori?

«A prescindere da quello che è il ruolo del tecnico, ogni persona è diversa. E ognuno ha il suo carattere ma anche il suo metodo di lavoro e la sua disciplina. Ognuno perciò ha le sue caratteristiche e con ognuno puoi avere o non avere feeling, dipende dalle situazioni e dai momenti che la squadra vive. Posso però dire che sono stato allenato da tutti bravi tecnici che hanno contribuito a portare il Napoli a questi due scudetti percorrendo una lunga strada».

La costante è che con tutti questi tre allenatori lei ha sempre giocato titolare e Conte l’ha definita un computer e un soldato…

«Ci sono tipi di diversi di difensori: quelli che seguono alla lettera le indicazioni dell’allenatore e quelli che le seguono meno perchè magari hanno più qualità. Questo discorso ovviamente non vale per gli attaccanti ma vale certamente per noi difensori e per i centrocampisti che dobbiamo seguire di più quello che l’allenatore vuole. Ogni tecnico ha il suo modo di giocare e di allenare ma sta a noi seguire le loro indicazioni. Perchè, alla fine, l’allenatore è il nostro comandante. E noi in campo siamo soldati».

Allora ha ragione Conte, che la definisce uno dei più forti difensori al mondo: più una gratificazione o uno sprone a impegnarsi ulteriormente?

«Sicuramente mi spinge a impegnarmi di più perchè nel calcio quello che conta è quello che succede oggi non quello che successo ieri o la stagione passata. è importante dare il massimo ogni giorno perchè la gente vuole il risultato subito. E ricorda non le vittorie ma le sconfitte. Per questo dico che quando si vince una partita bisogna dimenticarselo in fretta e pensare subito a vincere la partita successiva. Ma questo è il calcio è in generale lo sport professionistico».

A proposito di giocatori nuovi, quest’estate è arrivato Kevin De Bruyne: come è entrato l’uomo più che il campione nel vostro spogliatoio?

«E’ un ragazzo bravo, intelligente che ha saputo subito entrare in sintonia col resto della squadra. Questo però anche agevolato dal nostro spogliatoio. Negli anni sono venuti tanti giocatori che sono subito entrati in sintonia con noi perchè il nostro è un gruppo molto aperto, ha sempre accolto chi arrivava. Kevin è per noi è un giocatore fondamentale: gli staremo vicino perchè solo aiutandoci uno con l’altro possiamo portare il Napoli in alto».

Ha un soprannome con cui la chiamano i suoi compagni?

«No, mi chiamano semplicemente Amir».

 

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