Per rifare lo stadio, il Barcellona ha scelto la ditta peggiore che non garantisce sulla consegna (e si vede)
Inchiesta di Cadena Ser: la ditta turca aveva il punteggio più basso tra le candidate eppure ottenne lo stesso l'appalto.

Barcelona's Polish forward Robert Lewandowski reacts during the Copa del Rey (King's Cup) semi-final second leg football match between FC Barcelona and Real Madrid CF at the Camp Nou stadium in Barcelona on April 5, 2023. (Photo by LLUIS GENE / AFP)
La storia dei lavori del nuovo Spotify Camp Nou a Barcellona si arricchisce di un nuovo capitolo, e non proprio edificante. Secondo un’inchiesta del programma Què t’hi Jugues della Cadena Ser, rilanciata da El Pais “la costruttrice turca Limak, responsabile dei lavori del nuovo Spotify Camp Nou, è stata la peggiore valutata dai tecnici del Barcellona nel concorso del progetto”.
Limak aveva il punteggio peggiore per la ristrutturazione del Nou Camp a Barcellona
A fine 2022, l’équipe tecnica dell’Espai Barça – composta da ingegneri, architetti, designer, pianificatori e consulenti finanziari – insieme alla società di ingegneria esterna Gpo, “attribuì a Limak un punteggio inferiore a 50 su 100, il più basso tra le candidate”. Un giudizio pesante, motivato dall’incapacità della ditta di giustificare “il calendario di esecuzione più rapido rispetto ai concorrenti”, e da risposte giudicate “indefinite, vaghe e insufficienti”. A complicare le cose, anche un fabbisogno iniziale di 200 milioni di euro per avviare i lavori, contro i circa 12 milioni richiesti dalle altre imprese.
Nonostante tutto, Limak ottenne l’appalto, superando i consorzi guidati da Fcc e Ferrovial. Il fattore decisivo fu il calendario: due giorni dopo il rapporto tecnico, “l’Ufficio Tecnico dell’Espai Barça, diretto da Lluís Moya e Joan Sentelles, elaborò un documento definitivo in cui Limak passava a 74 punti, contro i 58 di Ferrovial e i 40 di Fcc”. La differenza, 16 punti, si concentrava tutta sul capitolo dei tempi di consegna. Limak prometteva il ritorno al Camp Nou nel novembre 2024, con una capacità provvisoria di 60.000 spettatori e il completamento totale dello stadio nel luglio 2026.
La proposta economica nemmeno la migliore
Sul piano economico, la proposta turca non era la più economica in assoluto, ma risultò “la più conveniente considerando calendario e contingenze”. Il preventivo di Limak era di circa 960 milioni di euro, contro gli oltre 1,1 miliardi del consorzio FCC-Comsa e i 1,36 miliardi di Ferrovial. Dopo il via libera del comitato tecnico, la Giunta direttiva approvò la scelta. Tuttavia, Jordi Llauradó, responsabile dell’Espai Barça, “si astenne nella votazione e si dimise due giorni dopo”. Nei mesi successivi, anche cinque membri chiave del progetto lasciarono l’incarico.
La difesa del Barcellona
Joan Sentelles, oggi figura centrale nella vicenda, ha difeso la scelta in diretta alla Cadena Ser: “Fu un processo monitorato da molte persone. Non c’era un solo rapporto, ce n’erano molti, anche favorevoli. Ma io non avevo l’obbligo di seguirli”, ha dichiarato. E ha aggiunto che il club è “molto contento di Limak perché sono scrupolosi nella costruzione”, lodandone la “muscolatura” e la capacità di “introdurre cambiamenti nel progetto”.
Nessuna scadenza rispettata per lo stadio del Barcellona
“Il Barcellona non tornerà al Camp Nou almeno fino al novembre 2025”. Lo ha confermato lo stesso club, che disputerà le prossime partite contro Girona e Olympiacos ancora allo Stadio Lluís Companys. Manca infatti la “licenza di prima occupazione della fase 1A”, relativa al Gol Sud e alla Tribuna. La società punta a completare anche la fase 1B per riaprire con una capacità di 45.000 posti. “Se continuiamo su questa strada, avremo la prima occupazione entro questa settimana. Quando torneremo, sarà per restare”, ha promesso Sentelles.