Il problema non era De Bruyne né il 4-3-3: il Napoli vince quando abbandona il passato e torna al presente
I nostalgici in città non moriranno mai. Il Napoli va sotto col 4-3-3, poi entrano De Bruyne e Spina e cambia tutto. Hojlund decisivo. Napoli capolista. Altri due infortuni muscolari.

Dc Napoli 05/10/2025 - campionato di calcio serie A / Napoli-Genoa / foto Domenico Cippitelli/Image Sport nella foto: esultanza gol Rasmus Hojlund
Il problema non era De Bruyne né il 4-3-3: il Napoli vince quando abbandona il passato e torna al presente
Il titolo di Napoli-Genoa potrà sembrare un’ovvietà ma non lo è: il problema non era e non è De Bruyne. Così come non era la mancanza del 4-3-3. La conferma arriva con la partita vinta dal Napoli 2-1 non senza sofferenza, con un primo tempo (senza De Bruyne) in cui gli azzurri faticano molto, vanno sotto di un gol e non tirano mai in porta (non è un modo di dire, è proprio una statistica). E la ripresa (con De Bruyne) in cui il Napoli in versione diesel cresce, pareggia con Anguissa e vince con Hojlund che realizza il suo primo gol in campionato al Maradona (dopo la doppietta in Champions).
A Napoli resiste un corpaccione nostalgico del 4-3-3, come se non si potesse giocare in altra maniera. Alla fine Conte lascia in panchina De Bruyne e torna, quasi a furor di popolo, al 4-3-3. Fa tornare in mente quel che accadde nel mesozoico quando (il 17 febbraio 2008) il povero Edy Reja fu quasi costretto (sull’onda mediatica-popolare dell’acquisto di Daniele Mannini) a varare il 4-3-3 e perse in casa 1-3 contro l’Empoli.
Per fortuna questo è un Napoli diverso. Anche se col 4-3-3 va sotto di un gol. La partita di Neres è fondamentalmente anonima. Di lui si ricordano un paio di spunti sulla sinistra e poco più, con un cross non sfruttato da nessuno. Nel primo tempo accade davvero poco. Il Napoli orchestra, fa girare il pallone. Ma molto lentamente. È il Genoa a segnare. Norton Cuffy va via sulla destra, si beve Olivera, mette in mezzo e Ekathor segna di tacco al Maradona. È il 34esimo. Ha diciotto anni, è genovese figlio di nigeriani. Il 5 ottobre è un giorno che non dimenticherà facilmente.
Sul Maradona tira un vento freddo. Vieira è uno dei pochi allenatori che sembra sapere come ingabbiare il Napoli di Conte. Al ritorno, lo scorso anno, ci fu quel 2-2 nel finale di campionato che rischiò di far perdere lo scudetto agli azzurri. Anche all’andata il Napoli vinse (2-1) con enorme sofferenza nel finale.
A questo punto ci mette lo zampino il destino. Probabilmente Conte avrebbe cambiato ugualmente ma sono gli infortuni muscolari a fargli accorciare i tempi. Tra la fine del primo tempo e l’inizio del secondo, si accasciano prima Lobotka e poi Politano. Per entrambi è evidente che si tratti di un problema muscolare. Sono già in infermeria Rrahmani, Buongjorno, oltre al lungodegente Lukaku. Ovviamente non è un’emergenza che riguarda solo il Napoli ma certamente il Napoli non è esente da questa piaga. Al posto di Lobotka entra Gilmour. Per Politano, invece, De Bruyne. Conte ne approfitta e cambia l’esterno sinistro di difesa: out Olivera e dentro Spinazzola.
A questo punto comincia un’altra partita. Senza il 4-3-3. Il Napoli diventa padrone del campo e il Genoa scompare. Al minuto 57 il pareggio. Molto bravo Milinkovic Savic, lancio lungo per Spinazzola che stoppa al volo come solo lui sa fare (non era affatto semplice). È sempre Spina a inventare il cross su cui la difesa del Genoa prova a evitare l’inzuccata di Hojlund. Sul rimpallo è bravissimo Anguissa che anticipa tutti e di testa segna.
Al 72esimo solo il fuorigioco toglie al Napoli il gol del vantaggio, annulla un’altra perla della coppia De Bruyne-Hojlund col belga che serve di prima col contagiri il danese che infila sul secondo palo. Il Napoli cresce, palo di Di Lorenzo sul primo palo. È questione di secondi. È un tiro a bersaglio. E sull’ennesima respinta di Leali si avventa Hojlund che è preciso sotto porta. Due a uno. Tutto è bene quel che finisce bene. Il Napoli si riporta in testa alla classifica, in compagnia della Roma. In attesa di Juventus-Milan.