Bertolucci: «Sinner e Alcaraz come Borg e Vilas. Berrettini non ha più continuità, Fognini l’essenza del tennis»

Ai microfoni di Abc: «Si gioca troppo, bisogna sedersi attorno a un tavolo per vedere cosa fare. Abbiamo due giocatori formidabili da proteggere. Dietro di loro c'è un gruppo discontinuo e distante, in costante confusione»

Sinner Alcaraz, Bertolucci

Londra 13/07/2025 - finale Wimbledon foto Imago/Image Sport nella foto: Jannik Sinner-Carlos Alcaraz ONLY ITALY

Paolo Bertolucci ha concesso una lunga intervista agli spagnolo di “Abc“. L’ex tennista azzurro – oggi opinionista e commentato televisivo – si è soffermato su numerosi argomenti, tra cui il ritiro di Jannik Sinner nella finale a Cincinnati contro Alcaraz, la rivalità tra l’altoatesino e il murciano e svariate altre tematiche riguardanti il mondo della racchetta. Vi proponiamo di seguito un estratto delle sue parole.

Sinner-Alcaraz, il tema calendario e tanto altro: parla Paolo Bertolucci

L’intervista comincia proprio con una domanda relativa al ritiro di Jannik in Ohio. «Ero a migliaia di chilometri di distanza. Non so cosa sia successo», afferma Bertolucci. E riguardo le tante speculazioni susseguitesi intorno all’azzurro, aggiunge: «È un modo classico di creare tragedie quando si parla del numero uno. Tutti hanno sempre qualcosa da dire. Non so niente di medicina e non sono uno che dà un’opinione se non conosce le cose. Sì, potrebbe essere stato un virus, come ha detto lui stesso. Succede, certo che succede. Ora parlano di depressione… Immagino che lo metteranno in un ospedale psichiatrico. Giusto? È così che funziona. È tutto esagerato, onestamente».

Bertolucci ha le idee chiare anche circa il calendario estremamente affollato di impegni. «L’unica cosa certa è che sì, si giocano troppe partite. Bisogna fermarsi. Molti si lamentano dopo, ma intanto accettano queste condizioni. Hanno raddoppiato il montepremi, in tutto. Sai, quando perdi te ne penti sempre, ma inizialmente va tutto bene. Quale soluzione vedo? Far sedere tutti attorno a un tavolo per vedere cosa fare. Pensa, al giorno d’oggi abbiamo solo due giocatori. Gli altri contano a malapena. Se uno di questi due alza bandiera bianca, si ferma tutto… Abbiamo due giocatori formidabili da proteggere. Non c’è molto di più in giro. Emergono Sinner e Alcaraz, e poi c’è un gruppo discontinuo e distante. Djokovic, pur essendo ancora un grande giocatore, è normale che non sia più competitivo come una volta. Penso a Draper, Rune, incostanti, in costante confusione», sottolinea.

Tra coloro che attualmente sono in completa confusione c’è anche Matteo Berrettini. «Potrebbe ritirarsi? Bisognerebbe chiederlo a lui», afferma Bertolucci. «I medici dicono che è guarito, ma lui insiste che ha dolore. Non ha la continuità necessaria per tornare a posizioni importanti nel ranking mondiale. Deve risolvere i suoi problemi fisici – non so se anche quelli mentali – prima di capire cosa fare. Ha vissuto due anni di alti e bassi. È un sacco di tempo», aggiunge.

Tornando ai due fenomeni del tennis mondiale, Bertolucci ritiene che la rivalità tra Jannik e Carlos possa essere paragonata a quella tra Borg e Vilas. «Uno molto latino, con una mentalità italiana e spagnola… parlo ovviamente di Alcaraz. Poi c’è la sua nemesi, più fredda, più nordica. Due caratteri diversi, con stili di tennis diversi. Lo spagnolo ha più fuochi d’artificio nel suo repertorio, mentre Jannik è più solido e concreto».

Infine, ecco il passaggio su Fabio Fognini: «Ha rappresentato il tennis, in tutta la sua essenza. Talento puro, senza dubbio. Il problema è che aveva questi sbalzi d’umore, che forse lo hanno privato di vittorie importanti, ma allo stesso tempo lo hanno portato al top. Questo è il suo carattere. Questa è la vita. O lo prendi o lo lasci andare, ma è difficile cambiare. Non puoi mettere la testa di Nadal in quella di Alcaraz… È tutta una questione di accettare chi sei e cosa hai».

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