Sarri: «Il Napoli ha capito che gli investimenti sono importanti. Con me 18 milioni erano un problema»

«Il Napoli sarà la squadra nettamente favorita per lo scudetto. Arrivare secondi a 91 punti non era mai successo. Ogni tanto ci penso»

Sarri Lazio Lazio-Roma champions

Roma 23/09/2023 - campionato di calcio serie A / Lazio-Monza / foto Image Sport nella foto: Maurizio Sarri

Maurizio Sarri, allenatore della Lazio, ha rilasciato una lunga intervista ad Alfredo Pedullà, andata in onda ieri sera a Sportitalia. A seguire quanto si legge dal portale del noto giornalista.

Le parole di Sarri

«Mi scappa da sorridere quando mi dicono: ‘Certe squadre che hai allenato dopo non giocano come il tuo Napoli’. Sarebbe controproducente, perché non ci sono più squadre con quelle caratteristiche di gioco. Mi sarebbe piaciuto riavere un altro Napoli, è il calcio che mi dà più soddisfazione e gusto. Ma se alleno Immobile non posso farlo giocare come Mertens, sono profili diversi. La mia esperienza alla Lazio non posso racchiuderla negli ultimi tre mesi che non sono andati bene. Ho fatto un secondo posto che è il risultato più importante degli ultimi 25 anni della storia del club».

«Sono tornato principalmente per amore, perché da un punto di vista razionale forse non è la scelta più logica. La Lazio mi ha preso, ho amore verso società e tifosi. La scelta è stata d’amore. Se ci ho pensato molto? Quest’anno ho avuto diversi interessamenti e diverse trattative, questo è motivo di soddisfazione. Ma ci ho pensato un giorno o due, non di più. Mi aspetto un adeguamento della rosa per renderla più idonea alle mie caratteristiche, ma conosco la situazione e so benissimo che ci sarà qualche innesto, ma senza stravolgimenti».

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Sul Napoli di oggi

«Il mio addio? Quando hai dei problemi familiari e di salute, non sei nelle condizioni mentali di sopportare normali problemi di lavoro. Che in quel momento non avevo basi di sopportare. Si trattava di normali problemi di lavoro, nulla di eclatante. A livello familiare ho avuto delle cose che mi hanno un po’ segnato, dunque era meglio ritornare in una lucidità totale per riuscire ad assorbire certi lutti. Anche quest’anno avevo una trattativa con una squadra saudita, nella quale avrei guadagnato in un mese quanto alla Lazio in un anno. Fin dall’anno scorso dissi che sarei andato dove mi avrebbe condotto il cuore, non i soldi. Non m’interessano i soldi. Ho sempre fatto il calcio per passione, non vorrei iniziare ora a farlo per soldi. Spalletti ha ricevuto una proposta da 18 milioni a stagione? Io non andrei».

«Cosa consiglio a Gattuso? Di continuare ad essere sé stesso, sempre e comunque. Penso che un allenatore debba essere se stesso. Se sei te stesso e sei coerente, alla fine qualcosa trasmetti. Conosciamo il carattere di Rino, che a me piace e sta molto simpatico, spero continui a essere lo stesso, sia nei risultati positivi sia in quelli negativi. Spero faccia il Ringhio». 

«Dopo la mia esperienza al Napoli, i partenopei hanno iniziato a capire che gli investimenti erano importanti e che potevano fruttare anche con ritorni economici importanti. Quando allenavo il Napoli, sembrava un problema insormontabile anche acquistare un giocatore per 18 milioni, adesso le cose sono cambiate. La società è forte, la squadra è fortissima. Penso che sarà nettamente la squadra favorita per lo scudetto. Era forte già prima, il decimo posto è un’assurdità. L’anomalia è stata quella stagione: la sensazione, vedendoli dall’esterno, è che il dominio continuerà per due o tre anni. E possono far bene anche in Champions. Hanno le caratteristiche e la forza per essere protagonisti».

«A Napoli mi sono divertito, anche se non abbiamo vinto. Anche giocatori e pubblico si sono divertiti. I due miracoli della mia carriera sono stati: la vittoria dello Scudetto con la Juve, con una squadra a fine corsa, e il secondo posto con la Lazio. Europa League con il Chelsea? Era una squadra forte e poteva vincere quel trofeo. Il secondo posto al Napoli? Era una squadra forte. Arrivare secondi a 91 punti non era mai successo nella storia della Serie A. Ogni tanto ci penso (ride, ndr), il tricolore sarebbe stato il giusto coronamento di un percorso triennale. Dunque questo senso d’insoddisfazione per il risultato mi rimarrà per tutta la vita».

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