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Spalletti: «Sono sempre stato un naif nel mondo del calcio, non ho mai avuto un procuratore»

Al Corsera: «sarò sempre grato a De Laurentiis per avermi quella esperienza. Poi è finita male e mi dispiace. Ci ha negato il pullman scoperto»

Spalletti: «Sono sempre stato un naif nel mondo del calcio, non ho mai avuto un procuratore»
Budapest (Ungheria) 09/09/2024 - Nations League / Israele-Italia / foto Image Sport nella foto: Luciano Spalletti

Spalletti: «Sono sempre stato un naif nel mondo del calcio, non ho mai avuto un procuratore»

Luciano Spalletti intervistato da Walter Veltroni per il Corriere della Sera. L’occasione è ovviamente l’uscita del suo libro.

«Sì, con la mia solitudine convivo benissimo. Anzi, la solitudine mi fa compagnia. Quando scappo a Montaione mia moglie mi dice “Ma che fai lì da solo?” Io sto benissimo, con la mia terra, i miei operai, le bestie che curo. Quando sono lì, nel silenzio, con i miei pensieri, mi sento nel mio luogo ideale. Anche se dal punto di vista degli affetti il mio paradiso è la mia famiglia, mia moglie e i miei figli ai quali la mia attività ha tolto tempo, spazio, occasioni. E io lo avverto come una colpa, della quale però non ho colpa».

Parla del fratello Marcello scomparso qualche anno fa.

“Per te è stato molto importante”
Spalletti: «Lui giocava bene, lui era il calciatore e mi ha insegnato molto. In primo luogo ad avere carattere. Lo ha fatto fino alla fine dei suoi giorni. Se mi attaccavano, lui diceva che andava benissimo, che ero il più forte. Per me è stato come un innaffiatore della fiducia in me stesso. Io di casini ne ho fatti. Sono sempre stato un naif in questo mondo che, nelle sue logiche, non conoscevo. Non ho mai avuto, in vita mia, un procuratore e questo mi ha sempre dato una grande libertà. Nessuno mi ha messo una mano sulla testa. Soltanto la mia famiglia. E Marcello, più di ogni altro. Prima di andarsene, minato dalla sofferenza, mi ha fatto delle raccomandazioni, alle quali sarò fedele».

Spalletti, Napoli e De Laurentiis

Al Napoli, per esempio, sono andato, come racconto nel libro, con l’idea di accettare quella sfida, più che di guadagnare soldi. E il Presidente ne è stato immediatamente consapevole…».

Fermiamoci su Napoli, forse il momento più bello della tua carriera. Almeno fin qui…
«Ho girato moltissime società, moltissime città, ma non ho mai visto, in molti anni, un popolo che sappia essere così felice e così malinconico come quello napoletano. Io per questo sarò sempre grato al presidente De Laurentiis per avermi fatto fare quella esperienza. Poi è finita male e mi dispiace. Ho sofferto perché dopo lo scudetto il presidente non ha telefonato a nessuno di noi, non ci ha fatto gioire su un pullman scoperto insieme a quel meraviglioso popolo. Io amo Napoli e il Napoli. E ora spero che la città possa essere ancora molte volte felice.  

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