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Il Guardian stronca Nanni Moretti: «Il sol dell’avvenire è un film orribile, noioso e autocelebrativo»

“Un film confuso, mediocre e metatestuale. Una svogliata e completa perdita di tempo”

Il Guardian stronca Nanni Moretti: «Il sol dell’avvenire è un film orribile, noioso e autocelebrativo»
Mc Roma 18/04/2023 - photocall film ‘Il sol dell’avvenire’ / foto Mario Cartelli/Image nella foto: Nanni Moretti

La premessa a scanso di equivoci: “La stanza del figlio è il più bel film che abbia mai vinto la Palma d’oro a Cannes. E più recentemente la sua commedia cinefila Mia Madre è stata straordinaria”. Detto dunque che il critico cinematografico del Guardian ama Nanni Moretti, passa poi alla recensione di Il sol dell’avvenire. E lo definisce così: “sconcertantemente orribile: confuso, mediocre e metatestuale. Una completa perdita di tempo, stridente e svogliata allo stesso tempo. Tutto è pesante e noioso: la non commedia, il surrogato del pathos, l’anti-dramma”.

Peter Bradshow spiega la storia di Giovanni, “il regista di nobili sentimenti con un matrimonio fallito che sta lottando per girare il suo progetto di passione sul partito comunista italiano che resiste ai sovietici per l’invasione dell’Ungheria del 1956”. E poi affonda ancora: “C’è un sacco di superficiale circo sub-Fellini e un molto più stizzoso e ridondante borbottio da parte di Giovanni sullo stato del business del cinema oggi”. La scena in cui Moretti si lamenta di Netflix perché “il suo film non ha abbastanza momenti WTF è  in realtà un lungo momento WTF, per le ragioni sbagliate. WTF sta per What the fuck… un “che cazzo!” di inorridito stupore.

Il Guardian scrive che “Moretti cerca di ottenere un sostegno sentimentale immeritato presentando canzoni italiane classiche e ci offre una stravagante comparsa dell’architetto Renzo Piano in stile Woody Allen/Marshall McLuhan, e una sfilata finale di cameo di leggende del cinema che fanno sembrare il film solo blandamente autocelebrativo. Sono certo che il futuro sarà illuminato da un altro nel film di Moretti, questo è meglio dimenticarlo“.

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