Al CorSera: «Per guadagnare facevo l’operatore. Reagivo male quando dicevano che ci assomigliamo. Non volevo fare l’attore, pensavo di darmi allo sport».

Sul Corriere della Sera un’intervista ad Adriano Giannini, figlio di Giancarlo. Dal 28 aprile, su Prime Video, saranno disponibili le prime cinque puntate della serie «Bang Bang Baby», diretta da Michele Alhaique (le altre 5 dal 19 maggio). Si svolge a Milano negli Anni 80, tra la criminalità calabrese. Lui interpreta il ruolo di un padre malavitoso che potrà essere salvato soltanto dalla figlia adolescente. Racconta com’era lui negli anni ’80.
«Ero un adolescente e di quegli anni romani ricordo le Vespe 50 special, le Clarks ai piedi, la cinta del Charro, le camicie del Portone e i Duran Duran. Crescendo, non avevo alcuna idea di cosa fare nella vita. Non volevo fare l’attore, non mi interessava il mondo del cinema per una strana contrapposizione al fatto che mio padre, Giancarlo Giannini, non lo vedevo mai perché era sempre in giro a fare film. Pensavo di darmi allo sport, la ginnastica o il tennis, ero dotato ma non competitivo, cosa che mi è rimasta addosso. Per guadagnare ho fatto l’operatore al cinema, per dieci anni ho lavorato con Olmi, Tornatore. Poi ho pensato alla regia e per avere spalle culturali più solide, sapevo poco di Shakespeare e Cechov, e ho frequentato una scuola di recitazione».
Le è capitato di incrociare suo padre sui set?
«Come attore mai, come operatore due volte. Facevamo finta di non conoscerci. Da ragazzo mi tormentavano con la storia che ci assomigliamo e reagivo male».