“Promises”, grande interpretazione di Piefrancesco Favino
Il film piacerà a chi ha eletto la letteratura a centro della sua vita, ma la letteratura non è come la vita “dove troverai qualcosa di meglio o di peggio, ma non quello che volevi”.
Roma 17/10/2021 - Festa del Cinema di Roma / foto Insidefoto/Image
nella foto: Pierfrancesco Favino
Non avevamo mai letto un libro di Amanda Sthers, la scrittrice francese di origine tunisina Sefardi, ed ora che il suo libro del 2016 ha fatto da sfondo al film “Promises” da ieri nelle sale, la leggeremo. Anche perché del film in questione lei è regista, sceneggiatrice e produttrice.
La storia vede al centro Alexander/Sandro (Piefrancesco Favino) un uomo italo-inglese con madre francese che vive in Inghilterra ed ha una moglie, Bianca (Ginnie Watson) ed una figlia, Penelope. Ad una festa di amici conosce però Laura (Kelly Reilly) e se ne innamora. Su questo lacerto di narrazione londinese s’inserisce – in una spirale non facilmente seguibile – la ricostruzione diacronica delle varie fasi della sua vita. Da quando decenne perde il padre Vittorio (Giulio Corso) a Porto Ercole per un malore mentre nuotava, quando era a casa del nonno-padrone (Jean Reno).
Da quell’episodio in cui il padre leggeva la prima edizione de “Il barone rampante” – copia che nell’immediato non si ritroverà -, nasce la corsa della vita amorosa e professionale – sarà un mercante di libri remainders – a cui però mancherà sempre un minuto per essere sé stesso. In un incontro con un collega a Snowhill, Alexander apprende il sunto del tempo proustiano – la vita sarebbe una spirale per ritrovare nel futuro quello che si è stati da ragazzi. Vive questo come una promessa di felicità senza sapere che quella costruzione sarà la sua dannazione che lo porterà ad una speranza mite ed indifferente.
Grande interpretazione quella di Favino: molto fisica in forza del dato che nel film viene doppiato e nelle prime scene si resta straniti nel riconoscerlo, ma in seguito se ne apprezza la forza drammatica data dalle espressioni facciali e fisiche, appunto. Il film piacerà a chi ha eletto la letteratura a centro della sua vita, ma la letteratura non è come la vita “dove troverai qualcosa di meglio o di peggio, ma non quello che volevi”.
di Giulia Supino - Non ti prenderò in giro dopo la catastrofe emotiva. Hai il muso più lungo di quello di Raspadori quando l’arbitro non gli fischia un fallo.
di Sergio Sciarelli - Il commento di Sergio Sciarelli. Se il Napoli dovesse superare due avversarie decisamente alla sua portata, darebbe maggior significato alla vittoria
di Sergio Sciarelli - Il commento di Sergio Sciarelli. Contenere e attenuare il clima di euforia. Far calare il silenzio sulle polemiche. Ed evitare le voci di mercato
di Sergio Sciarelli - Il commento di Sergio Sciarelli. Risultato straordinario e fondamentale con due domande e una considerazione sulle coronarie dei tifosi
di Sergio Sciarelli - Il commento di Sergio Sciarelli. Da Conte e il suo staff, Oriali, alla rosa rafforzata grazie a presidente e direttore sportivo, al pubblico, e ovviamente ai calciatori
di Giulia Supino - È il Napoli a scandire i ritmi della coppia. Se il Napoli non vince, silenzio stampa e divano separato. La sua frase d'amore è: “Mi fai battere il cuore come McTominay”
di Giuseppe Manzo - “Io di essere massacrato l'anno prossimo non ne ho proprio voglia” è la frase chiave. Ora sta De Laurentiis decidere che cosa vuole fare
di Armando De Martino - L'anno scorso, di questi tempi, arrancavamo con Osimhen, Kvara, Zielinski e oggi siamo primi con Rafa Marin e Mazzocchi. Chi lo attacca, è un narcisista anti-Napoli