Massimo Bordin, ovvero uno non vale uno
Con la scelta dei pezzi da proporre, i commenti, le pause, faceva pensare, cioè ricordava che il compito del giornalista è far riflettere, far dubitare.

Il nostro mondo era fatto di voci
No, uno non vale uno
Con la scelta dei pezzi da proporre, i commenti, le pause, faceva pensare, cioè ricordava che il compito del giornalista è far riflettere, far dubitare.


Si intitola “Storia di Sergio” il corto animato di Rosalba Vitellaro che non ha ancora trovata una casa di distribuzione. La pietra d'inciampo in via Morghen, al Vomero

A Repubblica: «I giudizi devi saperli accettare. A volte pensi: questo da che pulpito parla? Ti arrivano addosso. Invece quando contestualizzi chi dice cosa, è diverso»

di - Insultato e minacciato. Non immaginavo che la pecorizzazione delle masse fosse arrivata a livelli così alti. Pazienza. Andrò avanti, inneggiando alla libertà e rispettandola

Meraviglie del giornalismo anglosassone: nel momento di massima crisi dell'emittente pubblica, ragionano in assoluta trasparenza su chi potrebbe mai prendere il posto (ingrato) di Tim Davie. Pensate in Rai...

Roberta Bellesini al Corsera: «La prima volta lo vidi ad Asti. Scese da Ferrari rossa accompagnato da una modella bellissima con le gambe lunghe otto metri. Pensai: “Però, che sborone”

Spesi 248,2 milioni di dollari per gli spostamenti di questi 73 giorni. Hotel e resort della Trump Organization fatturano al governo le spese di soggiorno per agenti segreti e funzionari al seguito

Al Corsera: «Nella tv di oggi vedo tanti programmi agghiaccianti, tanti talent tutti uguali. Il problema della tv di oggi è che questi ragazzi diventano prima famosi, poi forse bravi»

A Elle: «Con Luc Besson, se l’appuntamento è alle 8, alle 08:01 stiamo girando, oppure lui sta già urlando. Esige il massimo ma ha una grande sensibilità»

Su X il patron azzurro e tutta la Ssc Napoli hanno espresso profondo cordoglio per la scomparsa del maestro

di - Nel bellissimo film di Turturro ricorda la dirimpettaia che lo chiamava Jamesiello ma anche i bambini che alle prime discussioni lo chiamano sempre Nirò

Sul Corsera. Hanno diseducato il pubblico, lo hanno reso saccente e borioso. È colpa della tv se ti devi sorbire lo storytelling del piatto

Al Corsera: «Con mio marito Giovanni e Marcello Lippi andiamo al caffè Galliano, tutti e tre siamo golosi dei loro budini di riso. Loro parlano della Juve»