L’ultima grande vittoria di Pietrangeli: quando stai sul cazzo anche da morto, vuol dire che hai vissuto fino in fondo

Una storia e una vita romana. Lo immaginiamo da lassù sorridere riferendosi a Sinner: “Hai rosicato per quello che ho detto eh?”

Nicola Pietrangeli

Prince Albert of Monaco (L) and Italian former tennis champion Nicola Pietrangeli are pictured in the stands during the tennis Rome Masters final, Rafael Nadal of Spain against Roger Federer of Switzerland, 14 May 2006 in Rome. AFP PHOTO / ALBERTO PIZZOLI (Photo by ALBERTO PIZZOLI / AFP)

L’ultima grande vittoria di Pietrangeli: quando stai sul cazzo anche da morto, vuol dire che hai vissuto fino in fondo

Se non sei de Roma, non poi capi’. E questa è la frase che campeggia, con luce al neon, sulla morte e sulla vita di Pietrangeli. Che di Roma non era, che ha avuto una vita avventurosa, ma che poi romano è diventato o forse ha scoperto di esserlo sempre stato. Meraviglioso uno dei suoi due figli che oggi in un’intervista ha detto più o meno che suo padre molto probabilmente avrebbe detto a Tiger Woods quel che disse a Rivera: “buon per te se ho scelto di giocare a tennis…”. Non a caso, per decrittare Pietrangeli, per tradurre Pietrangeli, urge il soccorso di un altro romano: Adriano Panatta che ieri sul Corriere della sera ha scritto un articolo tenero, affettuoso, dolce, verso una persona che ha segnato la sua vita e con lui ha litigato e discusso un giorno sì e l’altro pure. Meraviglioso il passaggio sulle frasi di Pietrangeli a proposito di Sinner, quando scrive dell’“umanissimo bisogno di non sentirsi superato dalla Storia”. Perché è la vita. Certo è vita anche quella anestetizzata, di chi tiene i rapporti e bla bla bla, non c’è dubbio.

Nella serie tv “Una squadra” dedicata alla prima vittoria in Coppa Davis, un reperto di antropologia culturale, Panatta sintetizza meravigliosamente Pietrangeli: «Ma Nicola è Nicola, non ha mai avuto una parola buona per nessuno». Poi Adriano si arrabbia pure, soprattutto quando si entra nella disputa su chi fosse il più forte. I fatti probabilmente hanno detto che era più forte Pietrangeli, quantomeno ha vinto di più. Panatta lo era potenzialmente. Panatta era tutto potenzialmente. Ma Adriano era Adriano, un fascino che andava al di là delle banali vittorie.

Oggi di Pietrangeli e della sua morte si parla anche per il silenzio di tanti tennisti italiani, a partire da Jannik Sinner. Ora, diciamolo, che Sinner abbia fatto o meno le condoglianze alla famiglia Pietrangeli (il figlio dice di no) non ce ne po’ frega’ de meno. Però immaginiamo che Pietrangeli se la starà ridendo. “Hai rosicato per quello che ho detto eh?” starà dicendo. Anche il grandissimo Jannik sembra finito vittima di una delle malattie di questi tempi: l’unanimismo. Si traccia la linea dei buoni e dei cattivi. Sinner ha un seguito che ci ricorda quello dei grillini, pronti a morire per lui. Ed è una novità. I fuoriclasse in Italia sono sempre stati anche avversati: da Tomba a Valentino Rossi a Federica Pellegrini. Lui no. È un fenomeno interessante. Ma l’aspetto che più ci interessa è un altro e riguarda Pietrangeli: quando riesci a stare sul cazzo anche da morto, vuol dire che hai vissuto come dovevi, che hai vissuto fino in fondo. A prescindere dal numero degli Slam vinti.

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