Il Napoli ha perso per eccesso di fiducia. Ma questa fiducia pagherà
Il piano inclinato che ha portato Milan-Napoli dalla parte di Allegri. Conte deve lavorare sugli equilibri quando la squadra è in fase di pressing

Db Milano 28/09/2025 - campionato di calcio serie A / Milan-Napoli / foto Daniele Buffa/Image Sport nella foto: Stanislav Lobotka e Juan Jesus
Impatto fisico ed emotivo, prima ancora che tattico
Il Napoli ha perso la prima partita del suo campionato. L’ha persa a Milano, contro il Milan di Allegri, in modo meritato e anche lineare: l’evidente somiglianza tra i gol dei rossoneri e quanto successo prima e dopo l’espulsione di Estupiñán, sono dei segnali piuttosto chiari per Antonio Conte. Che però, questo va detto, si è presentato a Milano in condizione di assoluta emergenza. Non dal punto di vista puramente numerico, di fatto il Napoli è sceso in campo a San Siro con zero giocatori schierati fuori ruolo, ma la concentrazione delle assenze in un solo reparto (Rrahmani, Buongiorno, Olivera e Spinazzola sono due difensori centrali e due terzini sinistri) ha determinato delle scelte che hanno avuto un impatto negativo sugli equilibri degli azzurri. Un impatto fisico ed emotivo, prima ancora che tattico.
Cosa intendiamo? Intanto partiamo dalla formazione iniziale di Conte. Che, per la partita contro il Milan, è stato praticamente costretto a schierare due giocatori che non avevano ancora esordito in questa stagione, Miguel Gutiérrez e Luca Marianucci. Esiste una doppia mossa meno “contiana” di questa? Probabilmente no. Per il resto, il tecnico del Napoli ha confermato il blocco di giocatori più utilizzato finora. E quindi ha riproposto il 4-3-3 asimmetrico con Anguissa e Lobotka centrocampisti, McTominay e De Bruyne che si scambiavano di ruolo sul centrosinistra dello scenario offensivo, Politano largo a destra e Hojlund in avanti. Evidentemente, viene da dire guardando i primi minuti di gioco, Conte aveva e ha molta fiducia nella sua squadra. Al punto da approcciare la partita con grande aggressività. Nonostante una difesa a dir poco rattoppata. Ecco, questa (lodevole, almeno idealmente) iniziativa ha determinato gli scompensi che hanno portato al vantaggio del Milan.
In alto vediamo il Napoli che pressa portando uomo su uomo, portando sei giocatori nella metà campo del Milan. Sopra, invece, c’è il video del gol di Saelemaekers.
Tutto parte da un possesso da dietro semplicemente pulito, neanche troppo sofisticato, del Milan. Come si vede nelle due immagini in alto, questo possesso ha attirato il pressing alto del Napoli e ha portato Pulisic al duello diretto con Marianucci. L’accelerazione dell’americano è risultata incontenibile per il difensore ex Empoli, che ha pagato un evidente gap di rapidità e (forse) anche l’emozione di iniziare una partita del genere, la prima in assoluto con la maglia del Napoli, dovendo affrontare proprio Pulisic in una situazione di chiaro mismatch.
Ecco perché in precedenza abbiamo parlato di impatto fisico ed emotivo, prima ancora che tattico: nel gol di Saelemaekers che ha inclinato la partita verso il Milan, arrivato per altro dopo pochissimi secondi di gioco, la differenza sta nella distanza tra Pulisic e Marianucci. Certo, il passaggio tra le linee di Estupiñán fa letteralmente a fette il dispositivo di pressing del Napoli, forse anche Politano avrebbe potuto essere ancora più aggressivo su quello che era il suo avversario diretto.
La verità, però, è molto più semplice: il Milan ha fatto tutte le cose giuste al momento giusto, sia a livello tecnico che di movimenti, mentre il Napoli non ha saputo assecondare il suo approccio iper-intenso alla partita. Perché Marianucci non è riuscito a chiudere su Pulisic, perché Di Lorenzo è andato su Modric lasciando solo Politano contro Estupiñán e poi, a cascata, Marianucci solo contro Pulisic. Sembrano dettagli, non sono dettagli: è qui, è così, che si vincono o si perdono le partite. Soprattutto quando di fronte hai un giocatore come Pulisic, uno dei migliori in assoluto in tutta la Serie A – anche se è eternamente sottovalutato.
La partita inclinata
Il gol dopo 150 secondi di gioco, lo abbiamo già scritto, ha inclinato completamente la partita verso il Milan. Perché ha permesso ai rossoneri, in parole povere, di mettersi a fare ciò che gli riesce meglio: difendersi in modo puntuale e preciso, ma anche ambizioso. Sì, perché i giocatori di Allegri non si sono limitati a fare blocco basso nella loro metà campo: nel primo tempo, guidati magistralmente da Modric, sono venuti spessissimo ad aggredire la costruzione bassa del Napoli. Soprattutto su situazione statica. Solo quando gli uomini di Conte riuscivano a superare la prima linea di pressing, avveniva il ritorno in massa nella propria trequarti. A presidiare gli spazi e a chiudere tutti i corridoi di passaggio.
In alto, una fase di pressing alto del Milan. Sopra, invece, vediamo il blocco basso della squadra di Allegri
Si è determinata, così, una situazione di stallo per cui il Napoli faceva possesso (possesso sterile, a dirla tutta: il dato a primo tempo diceva 61% per gli azzurri, ma con soli 3 tiri finiti nello specchio della porta di cui 2 nella stessa azione, al minuto 10)’ e il Milan che assorbiva tranquillamente i tentativi avversari. In un momento di stanca è arrivato il raddoppio rossonero. Che, come preannunciato, nasce allo stesso identico modo del gol in apertura di Saelemaekers: percussione sulla sinistra, un giocatore del Milan vince il duello con il suo avversario diretto e la palla finisce a centro area.
Il gol di Pulisic
Nel caso del gol di Pulisic, la percussione decisiva è ovviamente quella di Pavlovic. Che non si giova dell’aggressività in eccesso del Napoli come in occasione della prima rete, piuttosto di un possesso lento e di rotazioni tra giocatori che liberano uno spazio da attaccare palla al piede. Anguissa non riesce a contenere il difensore serbo (ecco il duello perso), a quel punto il Napoli è in scompenso numerico e il pallone arriva facilmente a centro area. Dove Pulisic, ben assistito da Fofana, può calciare verso la porta spalancata.
Il 3-5-2 di Allegri, le occasioni del Napoli e l’incredibile Modric
Questa azione, esattamente come quella che ha determinato il gol di Saelemaekers, nasce e si svolge come se fosse un estratto dal manuale del 3-5-2. Un sistema che Allegri conosce alla perfezione e che ha letteralmente cucito addosso al suo Milan. Basta riguardare i movimenti coordinati di tutti i giocatori rossoneri, la posizione tenuta da Pulisic, la sgroppata di Pavlovic (il braccetto di sinistra che può staccarsi dalla linea e partire in conduzione) e l’accompagnamento decisivo dei quinti (Saelemaekers che segna sul secondo palo) e delle mezzali (Fofana che, all’interno dell’area di rigore, serve l’assist decisivo a Pulisic). Il Napoli ha provato a rispondere, e in effetti gli azzurri hanno avuto delle occasioni. Neanche poche, in verità, ma nessuna di questa è stata costruita in modo limpido, cioè bypassando completamente la difesa avversaria:
Tutti i passaggi chiave del Napoli nel primo tempo
Come si vede in questo campetto, nel primo tempo le rifiniture del Napoli sono arrivate tutte da porzioni di campo abbastanza scomode, praticamente mai dalla zona centrale. E quindi, come dire: il Milan avrà anche concesso delle occasioni, dopotutto contro una squadra con la qualità del Napoli è praticamente impossibile non concederne, ma ha saputo limitare i danni. Anche nei momenti di massima pressione degli azzurri, il sistema difensivo di Allegri ha retto in maniera efficace. Grazie al già citato pressing selettivo, grazie all’ottima prova in ripiegamento di tutti i giocatori rossoneri. E poi, in ultimo ma non in ultimo, grazie a una sontuosa prestazione tattica, prima e dopo l’espulsione, di Luka Modric. Il quale, molto semplicemente, ha messo insieme 4 passaggi intercettati senza dover ricorrere al contrasto fisico. Inutile aggiungere che si tratta del numero più alto registrato tra tutti i giocatori scesi in campo ieri a San Siro.
L’espulsione e i cambi di Conte
Come detto appena sopra, è praticamente impossibile non concedere opportunità al Napoli. E così gli azzurri, nella ripresa, si sono conquistati un rigore e hanno causato l’espulsione di Estupiñán, rimettendo così in piedi la partita. Ma come si è arrivati a questa azione decisiva? Semplice: sovraccaricando la “solita” fascia destra, ovvero spostando anche De Bruyne dal lato di Politano e Di Lorenzo, forzando il cross e grazie agli inserimenti di McTominay e Anguissa dentro l’area avversaria. Insomma, in poche parole: qualità che si manifesta al termine di un lungo accerchiamento, e che finisce per far saltare anche una difesa forte come quella del Milan di Allegri.
Il rigore conquistato da Di Lorenzo
Il gol di De Bruyne e l’inevitabile cambio di scenario tattico hanno portato Conte a ridisegnare il Napoli. Oppure, diciamola meglio: dopo un quarto d’ora in cui il Napoli, pur giocando in superiorità numerica, aveva messo insieme solo 2 tiri tentati verso la porta di Maignan, Conte ha deciso di cambiare. E così è passato al 4-3-3 puro, inserendo Elmas e David Neres al posto di De Bruyne e McTominay, Poi, con l’ingresso di Lang al posto di Politano, Conte ha reso il suo 4-3-3 ancora più offensivo.
Lang larghissimo a sinistra, David Neres larghissimo a destra
A quel punto, con gli esterni a piede invertito, il Napoli si è trasformato in una macchina da cross (15 tentativi tra il minuto 73′ e il fischio finale) e/o di azioni a convergere dalle fasce verso il centro. E infatti le 3 occasioni più o meno “vere” costruite dagli azzurri sono arrivate tutte con tiri scoccati proprio da David Neres e da Lang: Maignan ha fatto 2 parate, poi c’è stata anche la traversa sbucciata da un tiro del laterale brasiliano (deviato con la testa da Modric). Per il resto possiamo contare ben 5 conclusioni respinte dai difensori del Milan, tra cui la più pericolosa è stata senza dubbio quella di Elmas. La realtà, quindi, è che il Napoli ha fatto fatica a superare le due linee Maginot del Milan, predisposte da Allegri secondo una sorta di 5-3-1.
Si potrebbe e si può parlare all’infinito dei cambi di Conte. Dell’opportunità, tanto per fare due esempi, di passare a un modulo con due punte e/o di tenere in campo De Bruyne in una versione ancor più sbilanciata del 4-3-3. Oppure ancora, sempre per fare un altro esempio, si può obiettare sulla decisione di sostituire un giocatore bravissimo a inserirsi come Scott McTominay – lo scozzese, però, ha manifestato dei problemini fisici durante la gara. La verità è che la squadra di Conte, pur giocando in undici contro dieci, non è riuscita a essere fluida. Non quanto avrebbe voluto/dovuto.
Certo, come detto anche il Napoli con Kdb e McTominay aveva creato pochissime opportunità nonostante un quarto d’ora di superiorità numerica. Ma resta il fatto che, al netto della reazione stizzita del centrocampista belga, i cambi di Conte sono stati eclatanti. E, soprattutto, non hanno portato dei frutti reali, quindi diventano automaticamente discutibili.
Conclusioni
Il Napoli esce da San Siro con zero punti e con qualche certezza in meno rispetto a qualche giorno fa. Naturalmente non è iniziata nessuna crisi drammatica, a freddo si potrebbe dire che, pensandoci bene, gli esordi di Marianucci e Gutiérrez non sono stati così negativi – soprattutto quello dello spagnolo. Anzi, in virtù dell’emergenza – non si può usare un altro termine – difensiva vissuta nelle ultime ore, tutto sommato Conte può dirsi soddisfatto della prestazione della sua squadra. Le sue parole nel postpartita, in questo senso, hanno perfettamente senso. Al tempo stesso, poi, va sottolineato che il Napoli ha perso contro un avversario forte fisicamente e ricco di qualità, contro la squadra più efficiente e anche più brillante del momento.
In ogni caso, Conte può e deve lavorare su alcuni punti critici. Primi tra tutti gli equilibri in fase di pressing, al momento infatti il suo Napoli non sembra riuscire a tenere un atteggiamento aggressivo senza perdere solidità, e l’imprevedibilità della manovra offensiva. Guardando a quest’ultimo aspetto, il fatto che il tecnico azzurro abbia fatto entrare David Neres e Lang, entrambi, è piuttosto significativo: vuol dire che Conte è cosciente che la sua squadra ha bisogno di maggior velocità e maggior creatività. Soprattutto se e quando manca un ispiratore come Spinazzola.
È da questo lavoro che deve (ri)partire il Napoli. Non sarà facile registrare tutti i pezzi, considerando anche i giocatori indisponibili, nelle poche ore che mancano alla partita contro lo Sporting Lisbona – una gara già decisiva per il cammino in Champions League. Allo stesso tempo, però, una sfida del genere, nonché da preparare in 72 ore scarse, può permettere a Conte di cancellare la delusione di Milano. E di testare subito nuove soluzioni, ovvero ciò che serve al Napoli per poter sfruttare l’ampiezza della sua rosa e coltivare ambizioni importanti.