Hojlund somiglia al giovane Lukaku ma ha anche la tensione verticale di Osimhen

Ha forza fisica, non ha paura di fare a spallate. Ha segnato poco in Premier ma lo United è una squadra disfunzionale (vedi McTominay). Ed è un colpo per il futuro

Hojlund

Mg Milano 26/02/2023 - campionato di calcio serie A / Milan-Atalanta / foto Matteo Gribaudi/Image Sport nella foto: Malick Thiaw e Rasmus Hojlund

Hojlund somiglia al giovane Lukaku ma ha anche la tensione verticale di Osimhen

Il campo, dopo la politica

Ci sarà modo e ci sarà tempo, oggi finirà il calciomercato e inizierà anche il break internazionale, per analizzare l’impatto politico dell’arrivo di Rasmus Hojlund al Napoli. Anzi, qualcuno ha già iniziato a sottolineare come il club di De Laurentiis abbia dato una grande prova di forza economica e di capacità di persuasione, soprattutto se consideriamo che l’operazione per il centravanti danese è stata imbastita in via emergenziale, a causa dell’infortunio capitato a Romelu Lukaku. Al di là di questi aspetti, comunque importantissimi, comunque centrali, ora però c’è da guardare altrove. Ovvero al campo, al possibile impatto tecnico di Hojlund sul Napoli di Conte. Ed è saggio partire sempre dallo stesso punto, ovvero dal fatto che il centravanti in arrivo dal Manchester United sia il sostituto di Romelu Lukaku.

Perché partire da qui? Semplice: considerando anche quelle di Lucca, è evidente che il Napoli si sia orientato su degli attaccanti con misure antropometriche vicine a quelle di Lukaku. Per dirla con una battuta che però rende l’idea: nel subreparto delle prime punte, Conte ora ha tre uomini a disposizione, e nessuno di questi ha un profilo alla Mertens, o tantomeno alla Simeone. Allo stesso tempo, però, bisogna andare oltre ai semplici dati di altezza e peso: Rasmus Hojlund è un centravanti diverso rispetto a Lukaku. E allora il Napoli con Hojlund giocherà, sarà costretto a giocare, in maniera diversa. In realtà ha già iniziato a farlo contro il Sassuolo e contro il Cagliari, ed è proprio per questo che l’acquisto di Hojlund deve essere considerato un’operazione davvero intelligente. Davvero promettente.

Come il giovane Lukaku

Cos’ha di diverso Hojlund rispetto a Lukaku? Anche questa è una risposta semplice: l’età, dieci anni in meno. Questa differenza porterà nel Napoli un certo tipo di freschezza, un certo tipo di esplosività. In virtù dei suoi 22 anni, ne compirà 23 a inizio febbraio 2026, il centravanti danese offre garanzie assolute per quanto riguarda la quantità di corse in profondità, di scatti per muovere la difesa avversaria, di aggressioni in fase di pressing. Tutte cose che Lukaku, come dire, era costretto a distillare in modo diverso. In modo minore. Per capire bene cosa intendiamo, ripeschiamo un assist servito da Hojlund nella stagione 2022/23, durante la partita Cremonese-Atalanta.

Dal punto di vista puramente concettuale, questa azione è del tutto simile a quella che, nella partita contro il Cagliari che ha sancito lo scudetto 2025, è finita con il gol di Lukaku. Il punto, come già detto tra le righe, è che il centravanti belga non ha più la riserva energetica che serve per fare costantemente questo tipo di movimenti, questo tipo di progressioni. Per ragioni esclusivamente anagrafiche, Big Rom è (diventato) un attaccante che tende a occupare gli spazi, più che a crearli per poi attaccarli. E infatti i gol come quello segnato al Cagliari, nella scorsa stagione, si contano sulle dita di una mano.

Quindi si può dire, guardando il video linkato e anche altri video facilmente reperibili su YouTube, che Hojlund debba essere considerato un calciatore che somiglia al giovane Lukaku, a ciò che Lukaku era un tempo. Vale a dire una prima punta di grande fisico ma anche molto mobile, che allunga e allarga la difesa avversaria, che sa farsi servire in profondità su tutto l’arco della trequarti offensiva, quindi sia centralmente che lateralmente, che ha la forza per prendere posizione ma anche la velocità per bruciare l’avversario diretto sullo scatto, sui 20 o 25 metri. E non importa se c’è da fare a spallate, anzi.

A pensarci bene, quindi, Hojlund potrebbe essere accostato anche a Victor Osimhen. Attenzione, naturalmente parliamo di due calciatori con qualità e caratteristiche diverse, basti pensare alla postura di corsa, alla struttura muscolare, alla coordinazione in fase conclusiva. Dal punto di vista dei concetti di gioco, soprattutto senza palla, Hojlund potrebbe generare quella tensione verticale che si avvertiva ai tempi di Osimhen. È un discorso che riguardava – e che quindi potrebbe riguardare – non tanto il Napoli, quanto gli avversari del Napoli: è difficilissimo, infatti, difendere contro un centravanti capace di muoversi in tante direzioni, di proteggere la palla come di farsi lanciare sulla corsa, di attaccare grandi porzioni di campo.

Hojlund e l’importanza della corsa (anche all’indietro)

Chi ha visto la partita del Napoli contro il Sassuolo, sa benissimo che Lorenzo Lucca ha offerto una prestazione di grande sacrificio. Da centravanti generoso, come dicevano i cronisti di un tempo ormai remoto. Ecco, questa è una condizione che diventerà ricorrente, nel nuovo corso tattico del Napoli. Rispetto a un anno fa, infatti, la squadra di Conte ha un Kevin De Bruyne in più (sostanzialmente al posto di Raspadori). E quindi ha aumentato la cifra tecnica, l’intelligenza logico-creativa del proprio undici titolare.

In cambio, Conte ha dovuto e dovrà rinunciare a un po’ di dinamismo, a una certa intensità in fase di pressing e di transizione negativa. Anche in questo caso, è una questione di età e di caratteristiche: KDB non è più un ragazzino e ha un profilo fisico particolare, metterlo in condizione di renderlo bene significa accettare una minore disponibilità a corse lunghe e a rientri vertiginosi. In questo contesto, quindi, serviva e serve un attaccante che possa in qualche modo compensare la presenza/assenza del fuoriclasse belga arrivato dal Manchester City.

Tutti i palloni giocati da Lucca contro il Sassuolo. In questo campetto, il Napoli attacca da destra verso sinistra.

E siamo di nuovo a Hojlund, ovvero un attaccante che ha tutto, davvero tutto, per mantenere gli standard di corsa offerti da Lucca contro il Sassuolo – in questo senso, la mappa dei palloni giocati dall’ex centravanti dell’Udinese, la vedete sopra, è piuttosto significativa. Per caratteristiche, e anche per formazione (si è rivelato al mondo nell’Atalanta di Gasperini), il centravanti danese può offrire un contributo importante nella pressione e nei ripiegamenti arretrati.

E il Napoli che si sta delineando, il Napoli che si è visto contro il Sassuolo e contro il Cagliari, va esattamente in questa direzione, nel senso che ha bisogno di un attaccante che si muove in un certo modo. Anzi, in realtà da questo punto di vista si può dire che la squadra di Conte possa fare un passo in avanti, rispetto a Lukaku: come detto in precedenza, il belga non ha più la possibilità di garantire intensità e continuità in fase di non possesso. Oppure, per dirla meglio: il Lukaku visto l’anno scorso era naturalmente presente quando c’era da recuperare il possesso, ma entro certi limiti. Ecco, con Hojlund questi limiti si allargano, si espandono. Ed è certamente una buona notizia.

Hojlund e i gol

Forse è un paradosso, o forse no, ma finora non abbiamo ancora parlato di gol. Ovvero del dato che, almeno idealmente, dovrebbe caratterizzare il gioco e anche il giudizio di un attaccante. Ecco, probabilmente le riserve in merito a Hojlund vanno ricercate proprio in questo aspetto. A dirlo sono i numeri: il centravanti danese è reduce da una stagione da dieci gol in 3322 minuti di tutte le competizioni; in campionato ha toccato la doppia cifra solo nell’annata 2023/24 (dieci gol in Premier in oltre 2100 minuti giocati), e anche all’Atalanta e allo Sturm Graz non è mai andato oltre le dieci marcature in una stagione.

È evidente: il Napoli non sta prendendo un cecchino infallibile. Su questo aspetto pesa sicuramente il lavoro dinamico e quindi tattico di cui abbiamo parlato finora, ma è anche una questione di caratteristiche: Hojlund ha grande fisicità ed è rapido nell’esecuzione, ma il suo tendere al contatto con i difensori rende più difficili le sue conclusioni. Soprattutto all’interno dell’area di rigore. Non a caso, viene da dire, l’attaccante danese è decisamente più efficace quando può puntare la porta in corsa, con o senza la palla attaccata al piede, per poi liberare dei tiri potenti o bruciare sul tempo il suo marcatore diretto.

Tutti i gol realizzati da Hojlund ai tempi dell’Atalanta

Con il Napoli di Conte, con il nuovo Napoli di Conte, Hojlund non avrà tantissime opportunità per far detonare la sua esplosività sul lungo. Soprattutto in campionato, i valori della squadra azzurra – intendiamo rispetto alle concorrenti – determineranno partite appiccicose, contro difese basse e chiuse. Ecco, in questo contesto Hojlund deve necessariamente migliorare, nel senso che deve alzare la sua efficacia realizzativa: ha chiuso l’ultima stagione con il Manchester United con una emertuale di tiri trasformati in gol pari al 12%, una quota davvero troppo bassa per un centravanti di alto livello.

Questa nota negativa, naturalmente, può essere sovvertita. Intanto perché parliamo di un calciatore reduce da due stagioni con il Manchester United, una squadra a dir poco disfunzionale – la trasformazione vissuta da Scott McTominay, in questo caso, è un precedente benaugurante e significativo. E poi perché Hojlund, come detto, non ha ancora compiuto 23 anni. Quindi c’è tutto il tempo per poter lavorare su di lui, per aiutarlo a crescere. A migliorare laddove occorre che migliori.

Uno sguardo anche al futuro

In questo senso, c’è un ultimo aspetto che va necessariamente toccato e approfondito. Il fatto che Hojlund sia un giocatore di 22 anni, e che quindi abbia un profilo futuribile, riporta il Napoli a quella che deve essere la sua dimensione. Nel senso: una volta assorbito lo shock per  l’infortunio di Lukaku, il club non ha lavorato solo per il presente, ma anche per il futuro. Per quanto sia stato saggio perseguire il modello dei Lukaku e dei McTominay, lo scudetto vinto l’anno scorso lo dimostra in modo esaustivo, è impossibile pensare al Napoli come a una società che acquista solo i cosiddetti giocatori pronti. In fondo, a pensarci bene, neanche Buongiorno, Gilmour e David Neres potevano essere considerati tali, ma sono stati importanti nella corsa al titolo.

Hojlund si inserisce nell’onda dei vari Beukema, Lang, Miguel Gutiérrez, Marianucci, Lucca, l’onda di un gruppo di giocatori non ancora affermati ma futuribili. I loro arrivi sono stati “bilanciati” – per esperienza e per status – da quello di De Bruyne, ma la verità è che il Napoli, piaccia o meno, non può prescindere da un certo approccio al calciomercato. Non a caso, viene da dire, per Hojlund è stato predisposto un investimento corposo. E quindi è immediato ipotizzare che il Napoli abbia deciso di fare uno sforzo adesso, per il centravanti danese, in modo da iniziare a progettare  la successione di Lukaku. E quindi, piaccia o meno anche questo, per cominciare a guardare anche al di là dell’era-Conte.

Insomma, si può dire: il Napoli ha preso l’attaccante che serviva. Ma non solo: Hojlund è un calciatore che promette di integrarsi bene a livello tattico e che asseconda anche il progetto a lungo termine, quindi l’anima del club azzurro. Poi è chiaro, sarà il campo a dare il verdetto definitivo. Ma le premesse, ecco, dicono che si tratta di un affare davvero intelligente. Il meglio che si potesse fare in una situazione d’emergenza.

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