Egonu: «Si fa in fretta a etichettare una persona come fredda, stronza, ma è l’aspetto del lavoro che faccio»
A La Stampa: «In campo non posso essere carina e coccolosa, devo mettere palloni a terra per fare punti»

Db Torino 22/08/2023 - Campionato Europeo Pallavolo femminile / Italia-Bosnia Erzegovina / foto Daniele Buffa/Image Sport nella foto: Paola Egonu
Egonu: «Si fa in fretta a etichettare una persona come fredda, stronza, è l’aspetto del lavoro che faccio»
Oggi semifinale del Mondiale di pallavolo femminile: Italia-Brasile (ore 14.30 italiane, tv su Rai1, Dazn e Vbtv). Paola Egou è intervistata da La Stampa, a firma Angelo Di Marino.
Quanto incide sui vostri successi la condivisione delle responsabilità? In campo lei non si sente mai sola.
«Non credo di essere mai stata sola in campo, però una cosa banale che non ho mai fatto in passato è stata quella di condividere quella responsabilità in modo che tutte la sentissero».
E adesso invece?
«Ne parliamo, si condivide anche quello. E ognuna sa qual è il proprio ruolo con dei paletti ben precisi. Questo aiuta molto di più, non ci sono possibilità di equivoci».
Un altro sintomo di maturità, come dice la sua amica del cuore, la veterana Monica De Gennaro.
«Mochi dice che sono maturata ed è la verità. La Paola che si vede in campo è diversa da quella che conosce la gente e da quella che sta in famiglia o con gli amici».
Come se si sdoppiasse.
«Si fa in fretta a etichettare una persona come fredda, str… a. Ma quello è semplicemente l’aspetto del lavoro che faccio. Mi dispiace ma in campo non posso essere carina e coccolosa, io devo mettere palloni a terra per fare punti».
Fuori dal campo c’è dell’altro, cosa?
«La Paola profonda, la Paola che c’è sempre e che magari non tutti hanno la possibilità di conoscere, io sono quella. Non si può essere uguali con tutti».
Egonu: «Lo sport femminile sta contribuendo a un cambiamento sociale più ampio» (30 luglio)
Reduce dalla vittoria in Nations League con l’Italia, Paola Egonu racconta com’è cambiata dall’oro olimpico di Parigi dello scorso anno in un’intervista a Tuttosport.
È quasi passato un anno dall’oro olimpico di Parigi. Cosa ha rappresentato per lei, in quei giorni e come lo valuta oggi ad un anno di distanza?
«L’oro Olimpico è il sogno di tutti gli atleti, difficile tradurre in parole tutte le emozioni che ha suscitato in me. È stato un traguardo bellissimo, inaspettato, ha dato senso a tutti i sacrifici, le lacrime, le sconfitte. Oggi è ancora così».
Con quel successo quanto avete fatto per lo sport al femminile in Italia tu e la tue compagne?
«Lo sport femminile sta dando grandi soddisfazioni, non solo nella pallavolo ma anche in altre discipline. Penso al calcio femminile, il tennis, il nuoto, la scherma. I grandi risultati raggiunti da noi atlete aiutano anche ad elevare l’attenzione mediatica e a dare la giusta importanza e considerazione a sport che fino a qualche anno fa erano destinati a un pubblico di nicchia. Penso, in generale, che lo sport femminile abbia enormi potenzialità. Valorizzarlo significa dare spazio a talenti straordinari e a contribuire a un cambiamento sociale più ampio».
Qual è l’insegnamento più importante che le ha dato Julio Velasco?
«Mi ha insegnato a non essere troppo severa con me stessa e a non focalizzarmi eccessivamente sull’errore. Ci sto ancora lavorando, ma siamo sulla buona strada».
C’è una giocatrice che ammira, che studia, un’avversaria che le dà filo da torcere?
«Stimo molto Gabriela Guimarães. Ho avuto la fortuna di conoscerla sia professionalmente che umanamente, siamo state compagne di squadra al Vakifbank. Ammiro il suo carisma, la costanza e tenacia che mette in ogni allenamento, il modo in cui si dedica alla squadra».
C’è un tecnico con cui vorrebbe, in futuro, lavorare?
«Mi piacerebbe confrontarmi con Zé Roberto. Non lo conosco e non ho mai avuto il piacere di lavorare con lui ma penso che potrei apprendere molto dai suoi insegnamenti».