Per fortuna i genitori di Sinner fanno solo i tifosi, è il segreto del successo (Libero)
"Le Williams non sarebbero state le Williams se il padre non avesse mollato la presa, Agassi ha odiato il tennis per le pressioni del vecchio, Tsitsipas è imploso con il papà «fai come dico io»"

Italy's Jannik Sinner kisses the winner's trophy as he poses for pictures following his victory against Spain's Carlos Alcaraz at the end of their men's singles final tennis match on the fourteenth day of the 2025 Wimbledon Championships at The All England Lawn Tennis and Croquet Club in Wimbledon, southwest London, on July 13, 2025. (Photo by Kirill KUDRYAVTSEV / AFP) / RESTRICTED TO EDITORIAL USE
Scrive Libero che uno dei segreti del successo di Sinner starebbe proprio nell’avere una famiglia distaccata dall’ambito lavorativo. Sia mamma Siglinde che Hanspeter (il padre ndr) osservano il figlio vincere e giocare senza mettere bocca su diritti e rovesci. Ciò che non è accaduto a Tsitsipas ma neanche ad Agassi e che invece succedeva alle Williams, che non sarebbero state così vincenti senza una famiglia che si facesse da parte come ha fatto.
Sinner vince anche perché ha una famiglia “normale” (Libero)
Scrive così Libero:
“Il segreto di Jannik Sinner sono i genitori che si limitano a fare i genitori. Compito che, nella fattispecie, è peraltro riuscito benissimo. Mamma Siglinde e papà Hanspeter non dicono una parola quando gioca Sinner. Sono lì solo quando l’occasione lo richiede, ma non hanno un ruolo attivo. Anche i più banali incoraggiamenti vengono lasciati al team di lavoro perché fanno parte del lavoro, appunto. […]
Le Williams non sarebbero state le Williams se il padre non avesse mollato la presa, Agassi ha odiato il tennis per le pressioni del vecchio, Tsitsipas è imploso con il papà “fai come dico io” nel box, quella di Shelton potrebbe essere l’eccezione alla regola o forse no, chissà. […] Un distacco spontaneo perché nato da persone intelligenti e altruiste al punto che anche la presenza può diventare strategica. In finale mamma e papà non erano seduti vicini in modo da diventare due fonti emotive distinte a seconda dei momenti. […] Scelte non casuali. Momento di euforia, sguardo alla mamma che alimenta l’emozione positiva: momento delicato, sguardo al papà che restituisce sicurezza. Per tutto il resto, focus sullo staff. Su chi, in quel momento, sta lavorando e ha il grande privilegio di poterlo fare senza l’interferenza dei genitori”.