Kelly Doualla ovvero la 15enne volante che si ispira alla giamaicana Shelly-Ann Fraser-Pryce
Ha 15 anni, è una studentessa modello, i genitori sono originaria del Camerun, lei pensa alla corsa ed al suo idolo

Screen da Youtube, Kelly Doualla
Studentessa modello, esempio per i compagni, disciplinata, umile e, soprattutto, veloce. A soli 15 anni, Kelly Doualla sta riscrivendo la storia dell’atletica leggera italiana. Nella prima giornata del Festival Olimpico della Gioventù Europea di Skopje ha vinto la medaglia d’oro nei 100 metri. Doualla ha vinto in 11”21, tempo che le vale il primato europeo U18. La lombarda del Cus Pro Patria Milano diventa così la terza italiana di sempre sui 100m, al pari di Irene Siragusa: meglio di lei nella storia dello sprint azzurro soltanto Zaynab Dosso (11”01) e Manuela Levorato (11”14).
Kelly Doualla, la quindicenne volante
Orizzonte Scuola ne parla così:
“Kelly non è solo un’atleta fenomenale, ma anche una studentessa modello al liceo scientifico a indirizzo sportivo. Il suo professore di Scienze motorie, Francesco Bonsignore, la definisce un “esempio per i compagni”, sottolineando la sua disciplina e umiltà. Nonostante gli impegni agonistici, Doualla non trascura lo studio, dimostrando che sport e scuola possono convivere. I suoi genitori, entrambi operatori sanitari di origine camerunense, l’hanno sempre sostenuta, mentre il suo allenatore, Walter Monti, la sprona a competere anche contro atleti maschi, consolidando la sua crescita”.
“La Fidal pensa di convocarla per la 20ª edizione dei campionati del mondo di atletica leggera che si svolgeranno a Tokyo (Giappone) dal 13 al 21 settembre 2025: «Spero di esserci, ma non decido io»., ha dichiarato Kelly con la tipica modestia di chi sa che il talento va accompagnato da lavoro e pazienza. Eppure, la sua maturità agonistica è tale che molti tecnici azzurri la vedono già come una risorsa per la staffetta 4×100. Se la convocazione arrivasse, sarebbe un primo passo verso un futuro che potrebbe portarla alle Olimpiadi. Intanto, l’Italia dell’atletica ha trovato in lei una nuova stella, capace di emozionare e ispirare”. Avvenire ne aveva scritto ad aprile.
La storia di Doualla
Kelly è figlia di Hortense e Rudolph, due operatori sanitari da tempo cittadini italiani, e sorella di un calciatore impegnato in Seconda categoria. Ha scoperto l’atletica alle scuole elementari con Claudia Bonfanti ed è cresciuta allenata da Eleana Urzì in pista a Lodi. Si è fatta notare nella categoria ragazze alla prima gara nel 2021 con 7.94 sui 60 all’aperto e nella stagione successiva è scesa a 7.68. Il suo nome, Kelly Ann è un omaggio alla sprinter giamaicana Shelly-Ann Fraser-Pryce, due volte olimpionica sui 100 a Pechino e Londra.
Mei scherza con Binaghi
Il presidente della Fidal Stefano Mei ha celebrata così sui social l’azzurra: «Grandissima Kelly Doualla! Oro nei 100 mt. 11″21 nuovo primato europeo U18.. Terza italiana di sempre: meglio di lei soltanto Zaynab Dosso (11″01) e Manuela Levorato (11″14) nella storia dello sprint azzurro. Fantastica”. Stesso presidente che ha anche polemizzato simpaticamente sul Quotidiano sportivo con il presidente della Federtennis Angelo Binaghi: «Non voglio fare arrabbiare il mio amico Binaghi, ma noi dell’atletica non abbiamo nulla da invidiare al tennis. Anzi, tra piste e pedane il meglio deve ancora venire. Le Olimpiadi giapponesi hanno innescato una dinamica virtuosa. Jacobs, Tamberi, la 4×100, i marciatori: sono stati i nostri testimonial. Hanno cambiato l’immagine dell’atletica leggera, che da allora ha avuto un fascino speciale per ragazzi e ragazze».
Italia multirazziale
Vanity Fair scriveva nel 2024:
“Dopo i successi degli Azzurri agli Europei di atletica. In molti fanno anche il riferimento a chi fatica a considerare italiano chi ha tratti somatici che non sarebbero italici, ma quasi è superfluo perché l’immagine degli atleti è la fotografia della realtà. «L’Italia siamo noi, nessuno ne è escluso» si potrebbe dire parafrasando Francesco De Gregori. Ci sono ragazzi che trovano nello sport la loro strada e lo fanno in Italia che è il loro Paese: ragazzi nati all’estero e arrivati in Italia, ragazzi e ragazze adottati, giovani che hanno raggiunto i genitori da bambini, altri che hanno genitori di due nazionalità diverse. Siamo così, punto e basta. Ognuno con una storia diversa che in questo caso si esalta nello sport, ma che è di tutta la società italiana a partire dalla scuola dove molti di loro hanno mosso i primi passi nell’attività sportiva. Sono italiani nella lingua, negli accenti soprattutto, e nelle abitudini”.