Jacobs si sente un po’ Sinner: «Abbiamo infranto i tabù italiani, cambiato il modo di pensare»
A Repubblica: "Sinner ha una testa incredibile, riesce a gestire situazioni come se fosse un numero uno del mondo da dieci anni: invece ne ha soli 23"

Parigi (Francia) 04/08/2024 - Olimpiadi Parigi 2024 / atletica / foto Image Sport nella foto: Marcell Jacobs
Marcell Jacobs è stato scavalcato da Sinner. Una questione di tempi, e di percezione: le grandissime imprese sportive così funzionano. Per cui il simbolo dell’Italia sulla vetta del mondo anche in discipline con palmares inediti per il nostro Paese, ora passa il testimone. Dall’atletica al tennis, dalla medaglia d’oro olimpica dei 100 metro a Wimbledon. Repubblica chiede a Jacobs, per parlare di Sinner.
“Tokyo è stato il coronamento del sogno di una vita, non ho vinto solo per me, ma anche per una nazione che non era mai andata sul gradino più alto del podio in una finale olimpica dei 100 metri. Ho vinto per il Paese che mi ha sempre sostenuto, è difficile spiegarlo, ma in quella occasione abbiamo fatto capire che tutto è possibile. Quando abbiamo riportato in Italia le medaglie di Tokyo parlavo solo con atleti che alle Olimpiadi non volevano andarci, ma vincere. Era cambiato il modo di pensare. Alla fine è vero che abbiamo sfatato questo tabù, nessuno si aspettava un italiano ma alla fine è arrivato in una gara in cui gli Stati Uniti sono 50 volte più forti nel trovare sprinter di alto livello”.
Sinner, appunto. “Un ragazzo giovanissimo con una determinazione e una testa incredibile. Sta migliorando ogni stagione sempre di più, riesce a gestire situazioni come se fosse un numero uno del mondo da dieci anni: invece ne ha soli 23. Ma come non pensare anche a Federica Brignone, che alla sua età continua a stupire, coi risultati e la resilienza di fronte a un infortunio del genere. Ogni anno, e da tanti anni, l’Italia riesce sempre a tirare fuori qualcosa di incredibile, sappiamo che se ci crediamo veramente possiamo scrivere la storia. Quel che abbiamo fatto in questi anni”.
“In Italia è chiaro che nello sport non ci si pongono più limiti. Significa lavorare a livello mentale per raggiungere certi traguardi, resistendo quando altri non credono in te, reagendo quando le cose vanno male, tra sconfitte e infortuni. Chi mi conosce da tempo sa quanto il mio passato sia stato pieno di problemi, di infortuni, di cambi di specialità, dal lungo alla velocità. Non sono stato uno che vince da quando è giovane fino alle Olimpiadi, eppure sono rimasto sempre lì, convinto di quello che potevo fare fino a quando non ce l’abbiamo fatta”.
“Insegnano molto più le sconfitte delle vittorie. Quando perdi riesci a capire cosa hai sbagliato, cosa si può migliorare. Quando arriva la vittoria, ovviamente è grandiosa e magnifica, ma difficilmente ci si ferma per capire cosa non ha funzionato”.