Povero Spalletti, c’è un clima pre-tragedia. Ma lui si difende, alla Liedholm la risposta su Mancini
Luciano il demitiano sfodera una frase di gran classe che rimpicciolisce ancora di più l'ex ct che su Acerbi si è comportato come un ex rancoroso

Italy's coach Luciano Spalletti looks on ahead of the Euro 2024 football tournament group C qualifying match between Italy and Ukraine, at Stadio San Siro in Milan, on September 12, 2023. (Photo by Gabriel BOUYS / AFP)
Povero Spalletti, c’è un clima pre-tragedia. Ma lui si difende, alla Liedholm la risposta su Mancini
Tutt’attorno è un concerto di facce e di sguardi che evocano l’irreparabile. Alla serata di Oslo che potrebbe essere il requiem di questa Nazionale. Gli ingredienti sembrano quelli di una tragedia annunciata: la lista infinita degli infortunati e dei forfait, alla media di uno al giorno. I difensori che saltano uno dopo l’altro, mentre di fronte l’Italia stasera si troverà Haaland e Sorloth non proprio due tipi facili. Gli interisti con le facce che più appese non si può: i cinque gol presi dal Psg fanno ancora male, e in più Inzaghi già sta in Arabia e tra poco volerà negli Stati Uniti e lo si vedrà in panchina al Mondiale per club, magari persino dimenarsi come faceva dieci giorni fa con loro. Dimarco non si regge in piedi, tant’è vero che in formazione è annunciato Udogie; Bastoni e Barella si spera che una partita alla loro altezza riescano a giocarla.
In tutto questo, mentre i tamburi suonano a quel ritmo che sembra funebre, si è aggiunta la grana Acerbi col povero Luciano Spalletti preso a schiaffoni dal 37enne dell’Inter che ha deciso di viversi così il suo momento alla Sergio Ramos, da salvatore della patria. Se l’è vissuto sbattendo le porte in faccia alla Nazionale e dicendo chiaro e tondo che lui non torna a causa di Spalletti. Che evidentemente secondo lui già una volta non lo difese a dovere sul caso razzismo con Juan Jesus (e invece ahinoi lo difese, rimediando una figuraccia per quel che ci riguarda) e poi lo ha escluso dal gruppo. Ora che c’è Haaland che fa paura, vorrebbe richiamarlo e lui dice no. Come disse no Beppe Signori a Sacchi quando l’Arrigo gli chiese di giocare tornante nella fine del 94 contro il Brasile. E va riconosciuto che Acerbi ha già vinto se riesce a stare nella stessa frase con Beppe Signori: un signor calciatore, uno degli attaccanti italiani più forti degli ultimi quarant’anni.
Lo Spalletti che non t’aspetti
Ma torniamo a Spalletti. Gli avvoltoi volteggiano sulla Nazionale. Eppure lui sfodera una viglia che non t’aspetti. Siamo onesti, la gestione della tensione non è mai stata il suo forte. Lui è bravissimo sul campo. Nell’infondere scienza calcistica, nel creare calcio. In fondo, Spalletti è un demitiano. Il buon Ciriaco diceva: “Compito della politica non è gestire, amministrare. Compito della politica è creare politica”. Ecco, per Spalletti è lo stesso. “Compito del calcio è creare calcio”. E lui così fa. Da sempre. E questo nessuno lo mette in discussione.
Eppure abbiamo notato uno scatto inedito in lui. Perché, diciamolo, il like di Roberto Mancini all’atto d’accusa di Acerbi su Instagram è un gesto che ti fotografa. Ti qualifica il solo pensare di essere d’accordo con Acerbi. Mettere un like, poi. Roba da ex ancora rancoroso. Eppure Spalletti ha trovato il modo per disinnescare la polemica, per uscirne da gigante e per ridurre Mancini a misure infinitesimali. Quella frase sul telefono hackerata è una frase degna di Nils Liedholm: «Non scherziamo: secondo me gli hanno rubato il telefono e c’è qualcuno che li mette per farlo passare male, può succedere. Ormai il telefono viene hackerato a tutti: io penso che sia successo così, non vorrei pensare diversamente». Poesia. Ecco, allo stesso modo noi amiamo pensare che con uno Spalletti così può succedere di tutto a Oslo. Altrimenti… ecco all’altrimenti ora non vogliamo neanche pensarci.