Casarin: «l’arbitro è il servitore delle regole, non il padrone»
Al Corsera: «Il Var? Il problema non è la tecnologia ma l'uso che se ne fa. Non può sostituire l'arbitro. Lavoravo all'Eni, non dicevo a nessuno che la domenica andavo ad arbitrare»

Db Milano 05/04/2016 - funerali Cesare Maldini / foto Daniele Buffa/Image Sport nella foto: Paolo Casarin
Casarin: «Il Var? Il problema non è la tecnologia ma l’uso che se ne fa. Non può sostituire l’arbitro»
Paolo Casarin, 85 anni, ex arbitro, arguto commentatore di faccende arbitrali, intervistato dal Corriere della Sera giornale per cui scrive.
A Carlos Passerini dice:
«L’arbitro deve tornare a fare l’arbitro». E ancora: «l’arbitro è il servitore delle regole, non il padrone».
Ha lavorato a lungo all’Eni e arbitrava.
Ci dica un segreto, tanto ormai è tutto in prescrizione: ma come faceva a lavorare all’estero e poi andare ad arbitrare la domenica?
«Non dicevo niente a nessuno. All’Eni non dicevo che andavo ad arbitrare, agli arbitri non dicevo che andavo a lavorare. Semplice».
«Innanzi tutto l’arbitro deve tornare al centro. Oggi è ostaggio della Var. La tecnologia è un supporto, non può sostituire l’arbitro».
Casarin e il Var
La Var va riformata?
«Il problema non è la tecnologia, ma come la si usa. E quanto. Come per i telefonini. La Var è utile, magari l’avessi avuto io. Ma deve essere più veloce nelle decisioni per non destare dubbi. E occorre lavorare sull’uniformità».
E ancora, a proposito dei rigorini:
«Va reintrodotto il concetto di volontarietà. Da quando l’hanno abolito, introducendo la variabile del movimento congruo o non congruo, si sono moltiplicate le decisioni assurde. Vedi i rigorini».
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