“Hanno saputo suonare il sistema come un violino Stradivari. L’esito è stato il meno dannoso possibile”

Jannik Sinner è stato squalificato per tre mesi al termine dell’inchiesta Wada grazie ad un patteggiamento. Il n.1 al mondo parteciperà così sia agli Internazionali di Roma che al Roland Garros della prossima primavera e molto probabilmente sceglierà un campo privato per allenarsi. Il Telegraph ha analizzato e commentato ampiamente la questione relativa alla scelta dell’altoatesino di accettare una parte di responsabilità nell’errore del suo staff.
Sinner ha saputo farsi strada nella giunga dell’antidoping (The Telegraph)
Di seguito un estratto di quanto si legge sul Telegraph:
“Sinner e il suo costoso team di avvocati hanno saputo suonare il sistema come un violino Stradivari. L’esito è esattamente il meno dannoso possibile. Tre mesi di stop nei mesi più morti dell’inverno e dell’inizio della primavera, quando non ci sono tornei di rilievo in programma. Anzi, si potrebbe persino sostenere che l’Agenzia Mondiale Antidoping abbia fatto un favore a Sinner, permettendogli di riposarsi – o, in alternativa, lavorare sui dettagli del suo servizio liftato – mentre i suoi avversari si logorano sul circuito Atp. […]
Forse non dovremmo essere troppo duri con il tennis, perché almeno produce verdetti anche contro i grandi nomi, nonostante il danno d’immagine che ne deriva. Altri sport preferiscono evitare del tutto la pubblicità negativa. Ma l’intero ecosistema sembra spesso tenuto insieme con lo spago e lo scotch. A volte ci si chiede se chi viene squalificato sia davvero colpevole o se abbia solo avuto la sfortuna di violare una regola burocratica. La complessità di questi casi può essere sconcertante. Basta guardare il recente caso di Simona Halep, risultato positivo al roxadustat, in cui gli esperti si sono trovati in disaccordo su dettagli come la quantità di luce solare che aveva raggiunto le provette contenenti i suoi campioni di sangue.
O consideriamo il potenziale dopante dei peptidi sintetici, trattamenti utilizzati nelle cliniche anti-invecchiamento e ancora quasi impossibili da rilevare. O il numero di esenzioni per uso terapeutico menzionate nei recenti casi di doping nel tennis. Trattamenti per l’asma e farmaci per la tiroide possono garantire piccoli vantaggi competitivi. […] Il caso Sinner, dunque, alimenta un senso di disagio più ampio. Confusione e complessità fanno parte del gioco. Ma una cosa è chiara: ha saputo farsi strada nella giungla dell’antidoping, uscendo quasi illeso.