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Terence Hill annuncia un nuovo film su Trinità: «Ci sto lavorando, lo vedremo tra un anno»

A 85 anni l’attore annuncia che tornerà sul set per un nuovo capitolo del western che lo rese famoso insieme a Bud Spencer

Terence Hill annuncia un nuovo film su Trinità: «Ci sto lavorando, lo vedremo tra un anno»
archivio Image / Spettacolo / Terence Hill-Bud Spencer / foto Imago/Image

Terence Hill è infinito. L’attore, 85 anni compiuti, ha annunciato il ritorno sul set per un nuovo film su Trinità, a 54 anni di distanza dal primo “Lo chiamavano Trinità…” che ha avuto in “…continuavano a chiamarlo Trinità” il suo sequel. Terence Hill, nome d’arte di Mario Girotti, ha confermato la produzione del film a margine dell’inaugurazione, ad Amelia, di una piscina comunale intitolata a Carlo Pedersoli alias Bud Spencer.

«Sì, ci sto lavorando e lo potremo vedere tra un anno. Il titolo ce lo abbiamo, ma non vogliamo svelarlo»

 Nella cittadina umbra Hill, al secolo Mario Girotti, è stato accolto da una folla di fan di tutte le età, in fila per un autografo o un selfie, molti con indosso le magliette dei suoi film più conosciuti. «Sono molto contento per l’intitolazione al mio carissimo amico Bud  e di essere in Umbria, con tutta questa gente molto gentile. Mio papà era di Amelia  e mi ha detto tutte le cose belle di Amelia, a cui sono molto affezionato»

Terence Hill e Bud Spencer hanno girato un totale di 18 film insieme, dal 1967 al 1985 e un’ultima volta nel 1994. Il primo film fu Dio perdona…io no! di Giuseppe Colizzi nel 1967. L’ultimo è Botte di Natale per la regia proprio di Terence Hill nel 1994: fu quella l’ultima volta che i due recitarono insieme. Lo chiamavano Trinità che lancia entrambi nell’olimpo del cinema internazionale. Il film incassò in Italia 3 miliardi di lire nel 1970 e rappresenta ancora oggi uno dei film più visti di sempre in televisione, realizzando oltre 11 milioni di telespettatori nel 1988.

Terence Hill e la Trinità

Solo un anno fa al Corriere della Sera, un’intervista aveva ricordato quando, con Sergio Leone e Bud Spencer faceva la “Trinità”. Cos’è per lei il western?

«Un sinonimo della parola libertà. Che è poi anche la sensazione che emana dalle grandi pianure di quei film sul grande schermo. E poi nel western ci trovo un qualcosa di mistico. Mi tornano alla mente i giorni passati con Sergio Leone, un amico che mi manca tanto. Stavamo girando Il mio nome è Nessuno, e guardavamo in moviola la scena del mucchio selvaggio di cowboy che arrivava compatto a tutta velocità. Fu allora che mi prese per mano e andammo in una zona buia del set, dove riuscivo appena a scorgerne la faccia. Ruppe il silenzio e mi disse con volto serissimo su cui mi accorsi che scendevano le lacrime: “Questo è il western”. Vedere quel romanaccio di Leone, brusco, disincantato, che riusciva a commuoversi per lo slancio di libertà dei cowboy, dell’eroe del West, un personaggio più grande della vita stessa, mi fece capire che c’era qualcosa di soprannaturale, di mistico appunto in quella visione del mondo. Che da quel momento divenne anche la mia».

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