La campionessa di biathlon al CorSera: «Mi sentivo in un vortice, il cervello non reagiva. Mi chiedevo se valesse la pena andare avanti a soffrire»

Lisa Vittozzi, campionessa e in fondo volto nuovo del biathlon, si racconta al Corriere della Sera. Parla della sofferenza e dei dubbi affrontati prima di prendersi della soddisfazioni. C’è stato il baratro, prima di un trionfo segnato dalla riscrittura di tutti i record e dall’aver uguagliato le 12 medaglie mondiali della Wierer.
Lisa Vittozzi: «Mi sentivo in vortice, il cervello non reagiva»
Lisa, c’è chi ha definito la sua storia come un viaggio all’inferno e ritorno.
«Magari non proprio un inferno, ma qualcosa di molto simile. Ho vissuto un periodo negativo, non stavo bene: ho avuto parecchi attacchi di ansia e non è bello fare sport ad alto livello in quella situazione. Mi sentivo in vortice, il cervello non reagiva. Ero spaesata: arrivavo al poligono e non mi pareva di essere lì, quindi non riuscivo a gestire nulla».
E cosa pensava?
«Mi ponevo la domanda più diretta: che cosa sto facendo? Mi chiedevo se valesse la pena andare avanti a soffrire o se non fosse meglio fermarmi. Ho deciso di tenere duro: sono scesa fino al punto più basso per poi risalire, mettendo a fuoco tante cose».
Nelle prove di tiro del biathlon era diventata quella che sbagliava sempre. Ora, invece, è quasi infallibile: è solo grazie al nuovo allenatore, il finlandese Jonne Kähkonen?
«Gli allenatori contribuiscono prima di tutto a farti sentire al posto giusto. Ma alle spalle del ritorno al vertice c’è anche un lavoro con un mental coach: è stato un percorso dentro me stessa».
Ci spiega la Lisa che non conosciamo?
«Mi mostro per quello che sono. Difetti? Ne ho parecchi. Non sono molto diplomatica, anche se cerco di esserlo. In linea di massima rimango sulle mie e mi piace stare da sola. Le passioni sono tutte legate allo sport: pratico lo skiroll negli allenamenti estivi e gioco tanto a tennis».
Il biathlon è una maratona psicologica?
«È uno sport complesso: il fisico è importante, ma molto lo fa la testa La rivalità con Dorothea Wierer in certe occasioni mi ha fatto sprecare energie. Ma non mi pento di nulla: per diventare la persona che sono c’era bisogno pure degli errori. La rivalità mi ha fatto crescere e migliorare».
Trasferte, allenamenti, gare: come conciliare gli impegni con una vita di coppia?
«Sono fidanzata da dieci anni, il mio ragazzo non c’entra nulla con il biathlon: dunque in inverno “ci aspettiamo” l’uno con l’altra. Forse è più difficile per lui, ma ci si fa l’abitudine: è comprensivo e non lo fa pesare. Le gare sono poi ravvicinate, io devo concentrarmi sullo sport. Però penso che alla fine ci sposeremo».
Lisa Vittozzi ha paura di qualcosa?
«Da sempre temo sempre di perdere le persone vicine. Come mi proteggo? Coltivando il più possibile l’amore verso di loro».
Ventinove anni, la bacheca sempre più ricca: ma il meglio di Lisa Vittozzi deve ancora venire?
«Il titolo olimpico è un obiettivo e mi sa che non è solo il mio: Milano-cortina 2026 è quindi nel mirino, è il caso di dirlo. Sì, spero che il meglio di me debba ancora venire».