ilNapolista

Napoli nel calcio ormai vale Milano e Torino: un quarto posto è considerato fallimento

Nessuno è soddisfatto, io per primo, eppure non dimentico la storia del Napoli. E forse bisognerebbe contestualizzare meglio l’anno scorso

Napoli nel calcio ormai vale Milano e Torino: un quarto posto è considerato fallimento
Ci Napoli 03/12/2023 - campionato di calcio serie A / Napoli-Inter / foto Carmelo Imbesi/Image Sport nella foto: Walter Mazzarri-Victor Osimhen

Napoli nel calcio ormai vale Milano e Torino: un quarto posto è considerato fallimento

La reazione dei tifosi napoletani all’andamento del campionato del Napoli mi induce a qualche riflessione. Non vi è alcun dubbio che dopo circa un ventennio di gestione De Laurentiis vi sia stata una trasformazione del rapporto tra gli appassionati e i destini del Napoli.

Ciò è testimoniato proprio oggi dalla diffusa delusione per i risultati della squadra. Eppure il Napoli nel massimo punto di negatività dell’andamento della squadra, con una successione di sconfitte in casa che non si verificava da tempo immemorabile, occupa il quarto posto in classifica. E cioè oggettivamente si trova ancora ai livelli alti del campionato italiano. Io che seguo il calcio da tantissimi anni non posso dimenticare, o forse ho completamente dimenticato, successioni infinite di tornei passate a navigare nella parte bassa della classifica. O al più nella parte media, salvo lampi occasionali, imprevisti e imprevedibili come quando arrivarono Sivori ed Altafini. O quando il grande Vinicio portò a Napoli il calcio totale con un manipolo di giocatori spesso assai modesti. Se quindi oggi siamo largamente insoddisfatti, ed io certamente lo sono, di trovarci al quarto posto in classifica ciò è dovuto ad un cambio di prospettiva. Il popolo dei tifosi si è abituato a lottare per le posizioni di vertice , a competere per lo scudetto.

Questa trasformazione è dovuta al grande lavoro che ha svolto la società a far data dalla venuta a Napoli di Benitez collocando la squadra in una posizione di rilievo nazionale ed internazionale. Il Napoli ha cominciato da allora a guardare davanti invece di guardare indietro. E soltanto la sfortuna, e anche torti arbitrali che ancora gridano vendetta, hanno impedito, per esempio al Napoli di Sarri, di conquistare uno scudetto prima di quello dell’anno scorso pur producendo un gioco ammirato in tutta Europa. Insomma i tifosi napoletani sono ormai come quelli milanesi o torinesi. Se non competono per il primo posto si sentono delusi.

Queste considerazioni in fondo mi confortano. Perché mi dicono che grazie allo straordinario lavoro di De Laurentiis e di un gruppo di eccellenti collaboratori, vuoi tecnici, vuoi dirigenti, vuoi staff medico, Napoli calcistica è uscita da quella dimensione provinciale nella quale si era dibattuta per molti decenni. Ed è arrivata ad una collocazione mentale di livello europeo che neanche ai tempi del grandissimo, insuperabile e mai abbastanza rimpianto Maradona, aveva raggiunto. Non è più dal miracolo del singolo fuoriclasse che i tifosi si attendono i successi ma dalla squadra. È questo un cambio di angolo visuale che segna la crescita indiscutibile di tutto un ambiente. Nel momento in cui alla società vengono giustamente addebitati errori come la scelta del tecnico Garcia o una campagna acquisti sotto tono, tutto ciò va ricordato perché non sarebbe giusto emettere giudizi complessivamente negativi verso una gestione che ha regalato alla città una dimensione mai raggiunta prima. Certamente gli errori restano e sono scontati dicendo addio ai sogni di vittoria in campionato con largo anticipo. Anche se va ricordato che negli ultimi anni a parte la Juve dei miracoli nessuna squadra ha vinto il campionato per due anni di seguito. Il che qualcosa pure vuol dire.

Per concludere ripeto una considerazione già fatta. Siamo sicuri che quello dell’anno scorso non sia stato un autentico miracolo favorito da una molteplicità di fattori (campionato in due fasi, pochi giocatori impegnati al mondiale a differenza delle altre grandi, imprevedibile simultanea esplosione di Kim e di Kvara oltre certamente al gran lavoro di Spalletti e Giuntoli), mentre il vero Napoli è quello di quest’anno? Che poi ricorda quello delle ultime 7 o 8 giornate dell’anno passato?

ilnapolista © riproduzione riservata