“Io capitano”, un film poco italiano che rappresenta l’Italia agli Oscar (Repubblica)
Non c’è il profumo dolceamaro della provincia che tanto piace agli americani, né l'odore di Roma o Napoli. Ma ora serve un lavoro promozionale
Mc Venezia 06/09/2023 - Festival del Cinema di Venezia / foto Mario Cartelli/Image
nella foto: Matteo Garrone-Seydou Sarr-Moustapha Fall
“Io capitano”, un film poco italiano che rappresenta l’Italia agli Oscar (Repubblica)
Il film di Garrone “Io capitano” è tra i quindici titoli in lizza per l’Oscar come miglior film straniero.
Come può un film italiano, ma così poco italiano, puntare all’Oscar? Ai 121 minuti di “Io capitano” l’Italia non fornisce la lingua dei dialoghi né il paesaggio delle scene.
È una meta, non un ambiente. Non c’è il profumo dolceamaro della provincia che tanto piace agli americani. Non c’è l’odore di decomposizione fisica e morale di Roma o di Napoli che sempre li seduce. I ragazzini protagonisti si chiamano Seydou e Moussa. La loro storia è di quelle che molti si sono stancati di ascoltare e non hanno avuto voglia di andare a vedere.
Il film ha incassato oltre 4 milioni e raggiunto gli 800mila spettatori, bene ma non benissimo.
Quando l’amministratore delegato di Rai Cinema annuncia che «per affrontarlo si stanno mobilitando alcune grandi aziende italiane», indica la necessità di una costosa attività promozionale sul territorio americano. Occorre, nel mese che separa dalla designazione della cinquina dare aIo capitano un “buzz”. Letteralmente sarebbe: un ronzio. Di fatto è la creazione di un virtuoso passaparola che accresce il rumore intorno a un’opera d’arte.
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