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«Sinner è il leader silenzioso dell’Italia di Davis: non ha bisogno di parlare, gli basta la postura»

Al Corsera Umberto Rianna, responsabile del settore tecnico: «Ha la forza di chi sa, sin da bambino, che lo aspetta un futuro importante»

«Sinner è il leader silenzioso dell’Italia di Davis: non ha bisogno di parlare, gli basta la postura»
Italy's Jannik Sinner reacts during the first round-robin match against Denmark's Holger Rune at the ATP Finals tennis tournament in Turin on November 16, 2023. (Photo by Tiziana FABI / AFP)

«Sinner è il leader silenzioso dell’Italia di Davis: non ha bisogno di parlare, gli basta la postura»

Ore 10, parte l’operazione Coppa Davis per l’Italia. Quarti di finale contro l’Olanda, nella parte del tabellone in cui ci sono Serbia e Gran Bretagna che si affronteranno oggi dopo Italia-Olanda. Alle 10 va in campo Arnaldi contro Van de Zandschulp numero 51 del mondo. Arnaldi è 44. Si equivalgono. Poi Sinner contro Griekspoor (e qui siamo favoritissimi) e infine l’eventuale doppio che speriamo di giocare già sul 2-0. Si gioca a Malaga.

Ecco cosa scrive il Corriere della Sera che fa due chiacchiere con Umberto Rianna pilastro del settore tecnico.

La sera in ritiro ci si affronta senza sconti a burraco e Sequence, gioco di strategia: l’Italia che stamane incrocia l’Olanda con giustificata inquietudine affila il fosforo anche così.

Ci aggrappiamo al n. 4 del mondo reduce dalle Atp Finals, il primo attore che Umberto Rianna, prezioso tecnico in Federazione dai primi anni Duemiladieci, responsabile del settore Over 20 e anello di congiunzione tra pubblico (Fitp) e privato (i team dei top players), racconta così: «Ognuno è importante a suo modo. Sonego ha la verve del trascinatore, Musetti è l’estroso, Arnaldi un esempio di dedizione e Sinner è il leader silenzioso. Non ha bisogno di parlare, gli basta la postura. Alto, dritto, fiero. La forza di chi sa, sin da quando era bambino, che lo aspetta un futuro importante».

Rianna è il campano preparato e sensibile (Caserta, classe ‘69) che ha studiato dieci anni all’accademia di Nick Bollettieri («Il mio mentore, frequentato negli anni d’oro di Agassi, Courier, Sharapova e delle sorelle Williams») e poi è tornato a casa per iniettare di know how il delicatissimo passaggio degli junior azzurri al professionismo.  

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