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Il Villaggio Fantozzi, un anno di lavoro per ricreare il mondo del ragionier Ugo

Il 1° ottobre a San Felice sul Panaro. Lo racconta Repubblica: 300 figuranti, 40 Bianchine, la trattoria Al Curvone, una banca come sponsor

Il Villaggio Fantozzi, un anno di lavoro per ricreare il mondo del ragionier Ugo

Il 1° ottobre San Felice sul Panaro, provincia di Bologna, si trasforma nel Villaggio Fantozzi. È tutto pronto. Un anno di lavoro come racconta l’edizione bolognese di Repubblica.

Non l’hanno mai fatto ma forse l’hanno sempre sognato. E ora ci sono quasi riusciti, a trasformare un intero paese, San Felice sul Panaro, nella copia perfetta dell’universo Fantozzi. Tutto come nei suoi film: la Bianchina, l’ufficio del megadirettore galattico, la trattoria “ al Curvone”, il campo da tennis del “batti lei”, la Coppa Cobram, la clinica dimagrante del professor Birkermaier e ovviamente il balcone con affaccio tangenziale per prendere l’autobus al volo. 

Dopo un anno di lavoro nell’ex fabbrica Del Monte di San Felice, due hangar immensi in cui volontari e appassionati hanno ricreato scene e oggetti cult della saga inventata da Paolo Villaggio. Incognita meteo a parte (per la famigerata nuvola,ndr), è certo che il 1°ottobre alle 15.30 il piccolo paese della bassa modenese ospiterà più di 300 figuranti (c’è chi arriverà anche da Monaco di Baviera, già vestito per mancanza di camerini), tutti chiamati a interpretare personaggi scolpiti dentro di noi in ogni ambito di gergo quotidiano e inconscio inconfessabile.

Ideatore è stato

Federico Mazzoli, bancario, ha convinto la Sanfelice 1893 Banca Popolare a farsi sponsor dell’evento: «Ogni giorno tra colleghi citiamo a memoria frasi dai film di Fantozzi – racconta -, stavolta ci siamo lasciati prendere un po’ la mano».

Il “Villaggio” in realtà è già cominciato da settimane, con prove sul campo degne di un set cinematografico: per preparare il terreno della sfida tra scapoli e ammogliati è arrivata persino una ruspa che ha scavato la buca in cui i giocatori finiscono per inabissarsi; anche la facciata della Megaditta è stata riprodotta alla lettera su un’altezza di otto metri. A filmare tutto c’è Paolo Galassi, che da questo grandioso tributo collettivo ricaverà un docufilm. Ma il vero regista dell’operazione si chiama Roberto Gatti, 60 anni, fotografo.

Che racconta:

«Un signore di Reggio Emilia stava per vendere la sua Bianchina bianca, ma ha rimandato l’appuntamento col compratore per prestarcela». Di bianchine in realtà ne arriveranno più di 40, per quella che sarà una vera esposizione storica, senza considerare gli oltre cinquanta ciclisti in maglia di lana e occhialoni coinvolti nella leggendaria Coppa Cobram, per la quale è stato costruito ad hoc il tabellone per la conta di morti e feriti.

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