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Zielinski ha contato i soldi arabi, poi ha scelto di restare nel suo calcio

Sostituirlo sarebbe stato complicato per quello che egli rappresenta anche in termini di appartenenza e conoscenza dell’ambiente

Zielinski ha contato i soldi arabi, poi ha scelto di restare nel suo calcio
Napoli's Polish midfielder Piotr Zielinski celebrates after scoring a penalty and his side's third goal during the UEFA Champions League round of 16, second leg football match between SSC Napoli and Eintracht Frankfurt at the Diego-Maradona stadium in Naples on March 15, 2023. (Photo by Tiziana FABI / AFP)

Mi par di stare davanti a una lanterna magica, guardo gli omini e i cavallucci davanti a me, che si fanno in qua e in là, e spesso mi chiedo se non si tratti di un’illusione ottica.” Piotr, la lanterna magica di Goethe.

Resta, parte, resta ancora, magari va via. Piotr è la sintesi del calcio moderno anche nella infinita querelle del suo trasferimento. Gli arabi pressano le stelle provando a portar giù il cielo del calcio nell’arido deserto del loro gioco. Le stelle accettano, i soldi sono soldi e nulla quaestio. Piotr li ha visti, li ha ascoltati, li ha contati, li ha sfiorati. Li ha dominati con l’aiuto della famiglia, con la forza dell’amore o della serenità che gli può dare il suo nido, la sua Napoli. Bisogna essere felici, bisogna applaudire alla sua permanenza se vogliamo ancora ricercare nel pallone quella vena che pulsa riconoscenza, devozione al talento, onore alla pura tecnica.

È forte Piotr, sebbene molti lo mescolano alla banale etichetta della discontinuità È devastante Piotr, quando decide di accendersi, di arrampicarsi alla partita e determinarla. Si nasconde tra i fili d’erba e le maglie avversarie ma con gli occhi sempre in movimento. Destro, sinistro, completo in ogni espressione tecnica. Intelligente, conosce i tempi del gioco e li asseconda, li addomestica, li riesce a gestire. Siamo sicuri che la sua partenza sarebbe stata poco influente sullo scenario futuro della squadra? Sostituirlo sarebbe stato complicato per quello che egli rappresenta anche in termini di appartenenza e conoscenza dell’ambiente. Per quello che Piotr è ed è stato per la storia del Napoli.

A cuor leggero un uomo cosi ed un campione del suo spessore non si poteva perdere, sebbene lo si poteva sacrificare accettando l’umana debolezza del denaro mediorientale. Debolezza a cui lui ha resistito preferendo la stabilità del suo mondo, dei suoi affetti a un finale di carriera da Nababbo. Da sabato ritorneremo a stare davanti a una lanterna magica ad aspettare che si accenda per farci godere ancora una volta del suo calcio, quello a cui ancora molti fanno fatica a comprendere ma che è tra i più belli della storia del Napoli.

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