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Osimhen scalcia per andar in Arabia, a De Laurentiis conviene trattenerlo a ogni costo?

Sessanta milioni l’anno per tre anni ma “solo” 150 al Napoli. Adl sta facendo i suoi conti, tra rinnovi faraonici, rischi di un nuovo Ronaldo e l’obiettivo Mondiale per club

Osimhen scalcia per andar in Arabia, a De Laurentiis conviene trattenerlo a ogni costo?
Napoli's Nigerian forward Victor Osimhen celebrates after scoring the second goal during the Italian Serie A football match Frosinone vs Napoli at the Benito Stirpe stadium in Frosinone, on August 19, 2023. (Photo by Filippo MONTEFORTE / AFP)

Al tavolo della trattativa Osimhen è come appare in campo: irrefrenabile, imprendibile, non arginabile. De Laurentiis se n’è accorto. Sta conducendo la trattativa più complessa della sua presidenza, ben più di quella con Edinson Cavani. Allora i due si accordarono per un rinnovo con clausola a 63 milioni che ai tempi sembrò una cifra monstre. Oggi è una barzelletta.

Osimhen scalcia per andare via. Non perché stia male a Napoli. Ma perché gli sono arrivate offerte più allettanti. Una pressoché irripetibile, dall’Arabia Saudita: 60 milioni netti l’anno per tre anni. E noi non c’iscriviamo al partito dei moralisti coi soldi degli altri: il denaro è una questione di carriera. Quindi andare in Arabia per 60 milioni netti l’anno vuol dire far carriera. Chi afferma il contrario, ci fa ridere.

Il problema, per Osimhen, è Aurelio De Laurentiis. Nel senso che gli arabi al Napoli offrirebbero 150 milioni per il suo cartellino. Il presidente del Napoli ne chiede 250. Perciò Osimhen ha risposto: «È il mio capo De Laurentiis, decide lui», ricordando il maradoniano «È il mio capo Ferlaino, quando vuole giocherò» dopo l’esclusione di Diego dalla lista dei convocati per la partita di Coppa Uefa contro gli svizzeri del Wettingen.

A questo punto vale soffermarsi su un breve ragionamento. Quanto conviene a De Laurentiis trattenere Osimhen? E quanto conviene tenerlo con un contratto che per il Napoli sarebbe faraonico e in totale contraddizione con quasi vent’anni di politica aziendale?

Facciamo una breve premessa: se dovesse restare a Napoli, Osimhen – con un nuovo contratto, quello principesco – darebbe il 100% perché Mbappé e sua madre hanno definitivamente cambiato il calcio. Ben più di Mino Raiola. Oggi il calciatore, o quantomeno il fuoriclasse, gioca per sé. È un’azienda. Lavora per migliorare le proprie performance. Perché migliorare la performance significa aumentare il fatturato. Questo è il calcio. La maglia non conta nulla. Zero. Niente. Potrebbero giocare un mese con una squadra e un mese con un’altra. Osimhen gioca per sé. Per l’azienda Osimhen. Lo ha capito anche De Laurentiis che ha voglia di blaterare sulla forza dei contratti ma sa benissimo che al nigeriano deve triplicargli lo stipendio per trattenerlo senza mal di pancia se non vuole correre il rischio di tenerlo a scadenza (saremmo nei dintorni del capolavoro ma a quel punto la gestione del nigeriano diventerebbe ancor più delicata se non impossibile). Ergo, i contratti nel calcio – almeno a determinati livelli – contano quanto l’appartenenza alla maglia.

Fatta questa premessa, De Laurentiis si imbarcherebbe in un’avventura complessa che a qualcuno ha riportato alla mente la virata della Juventus con Cristiano Ronaldo: sembrò il grande passo e invece si è rivelato l’inizio del disastro dopo anni di assennata gestione aziendale.

Si dirà: ma col rinnovo faraonico Osimhen resterebbe un anno a cifre altissime (12 milioni netti? Di più?) e poi andrebbe sul mercato alla clausola rescissoria stabilita: tra i 140 e i 150 milioni. Questo in teoria. Perché tra il dire e il fare c’è di mezzo tanto mare. Nella vita e quindi nel calcio può accadere sempre di tutto. Infortuni (non gliela stiamo tirando), involuzioni tecniche o altro. Insomma è un rischio che De Laurentiis non può non aver calcolato. Quel che oggi sembra scolpito nel granito – lo strapotere fisico e tecnico del nigeriano – domani potrebbe dissolversi.

Conoscendo il presidente, certamente nel nuovo contratto ci sarà una clausola legata a questo rischio. Così come ce ne sarà una legata al raggiungimento della qualificazione al Mondiale per club del 2025, vero obiettivo del presidente. Lì girano i soldi veri, per dirla semplice. E a quel punto il Napoli avrebbe compiuto il definitivo salto di qualità. All’Italia sono garantiti due posti. Per qualificarsi il Napoli deve superare il Milan nella speciale classifica farcita di quozienti legati alle vittorie e all’avanzamento in Champions. Ci sarebbe anche la Juve ma quest’anno è fuori dalla Champions e dunque amen. Prima, apparentemente inattaccabile, è l’Inter.

Osimhen è indispensabile per il raggiungimento dell’obiettivo. Perché una cosa è il Napoli con Osimhen e un’altra senza Victor. Questo è il bivio davanti cui si trova Aurelio De Laurentiis. Che potrebbe sì incassare 150 o anche 180 milioni dalla cessione del nigeriano ma avrebbe una squadra depotenziata non solo tecnicamente ma anche dal punto di vista dell’attrattività commerciale.

Infine, un’ultima questione: se sottoscrivi un rinnovo da 12 milioni netti (o di più) a Osimhen, devi regolarti di conseguenza se non con tutto il resto della truppa quantomeno con le punte di diamante. A cominciare da Kvaratskhelia che non è proprio l’ultimo arrivato. Andrebbe gestito sapientemente lo spogliatoio, soprattutto se Victor comincia a mandare a quel paese tutti i suoi compagni come si è ricominciato a vedere a Frosinone. Tutto diventa più complesso, come accade quando si sale di livello.

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