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Il Napoli è una sorta di Scientology del calcio

È una società strana, non ha alcun appeal su giocatori di prima fascia eppure chi va via, spesso fallisce. Si è isolata sul mercato ma i tifosi sono felici

Il Napoli è una sorta di Scientology del calcio
Il nuovo allenatore della SSC Napoli Rudi Garcia (R) con il presidente della SSC Napoli Aurelio De Laurentiis tra i sostenitori della squadra SSC Napoli's new coach Rudi Garcia (R) with SSC Napoli President Aurelio De Laurentiis among the supporters of the team Kontrolab / Salvatore Laporta

Il loop cognitivo della tifoseria napoletana, che dopo uno scudetto, si sente isola felice di un calcio alla deriva, metterebbe in crisi sfilze di etnologi. Gli addii degli artefici dello scudetto non sono bastati per far comprendere che il Napoli riparte da zero.

Il Napoli si è autoisolato dal resto del mercato. Come l’Albania comunista di Enver Hoxa che rifiutava lo stesso mondo comunista. Il lavoro certosino nelle trattative dei rinnovi segna la solitudine di una società che non ha nessun appeal se non per giocatori, allenatori o dirigenti di seconda e terza fascia. Poi che da lì possano sbocciare fiori come è stato per Giuntoli, Kim, Kvara è tutt’altro discorso.

Speriamo che Meluso si manifesti come il nuovo Billy Beane.

La scoperta e la valorizzazione di talenti sono passaggi fondamentali per la sussistenza del Napoli stesso, che ricordiamo, ha come zenit sempre e comunque la qualificazione alla Champions.

Il discorso fatto per Meluso vale per Garcia. Il tecnico ha la nostra stima, ma i fatti dicono che l’allenatore francese è stato l’unico a vedere nel Napoli un’opportunità per rientrare in Europa. Gli altri allenatori contattati hanno declinato le proposte.

Il Napoli per calciatori e tecnici è una società strana. Una bolla dalla quale non sempre si esce arricchiti professionalmente. In pochi hanno fatto bene una volta lontani dal Napoli.

Una sorta di Scientology del calcio.

Anche le trattative per i rinnovi confermano questa tesi.

Prendiamo il caso Zielinski. Intavolare una trattativa al ribasso con il polacco, che ha alle proprie spalle la parte migliore della propria carriera, evidenzia un preoccupante appiattimento in termini di idee e prospettive, sia della società che del giocatore.

Se dal lato economico c’è giovamento, da un punto di vista tecnico la presenza di Zielinski, le cui giocate sono ormai note (tiroaggiro remember?), finiscono per nuocere alla catena di sinistra, con il povero Kvicha che trova sempre dinanzi a se una wermacht difensiva da superare.

La tifoseria non protesta. In pieno periodo refrattario i tifosi si sentono di supportare ed appoggiare le scelte della società. Nelle valutazioni si parla di un Napoli che parte in netto vantaggio rispetto alle altre. È un vantaggio solo sulla carta. È un vantaggio dettato da sentimenti di cieco fideismo, uguali e contrari a quelli dell’anno passato.

La scorsa estate tifoseria e addetti ai lavori erano sicuri del gap nei confronti di un Napoli nuovo e rinnovato. E tutti sappiamo come è andata a finire.

Adesso i ruoli si sono invertiti.

De Laurentiis, insieme a Garcia che non è scattato in avanti sull’argomento, aspetterà il dodici agosto per definire l’obiettivo stagionale. L’anno passato lo fissò a metà giugno. Segno che la programmazione fatica.

Si naviga a vista, sperando di non naufragare fuori dalla quarta posizione.

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