Laporta: «Abbiamo debiti con Messi fino al 2025, lo paghiamo religiosamente»
A La Vanguardia. "Messi non è tornato a Barcellona perché voleva meno pressioni. La Superlega? Noi resistiamo come gli ultimi giapponesi"

Barcelona's President Joan Laporta addresses a press conference at the Camp Nou stadium in Barcelona on April 17, 2023. (Photo by LLUIS GENE / AFP)
L’ingombrantissimo presidente del Barcellona Joan Laporta ha concesso una intervista-fiume a La Vanguardia. H affrontato una varietà di temi, ma il titolo lo dà – per forza – sempre Messi. Laporta dice che erano ad un passo da farlo tornare a casa:
«Avevamo un accordo con la Liga per dedicare parte delle finanze che abbiamo a Messi. All’interno del piano di fattibilità era contemplato. Lo abbiamo comunicato a Jorge Messi. Mi disse che Leo aveva avuto un anno molto difficile a Parigi e che voleva meno pressioni. Con la nostra opzione avrebbe continuato ad avere pressioni e ho capito la sua decisione. In bocca al lupo e inizieremo a preparare la sua festa. Nell’ambito del 125esimo anniversario e quando torneremo al Camp Nou sarebbe perfetto».
Riguardo ai debito che il Barca ha ancora con Messi, Laporta dice che i pagamenti termineranno nel 2025 e che Messi è pagato religiosamente.
«Quello che gli è dovuto è il differimento della messa salariale che era stato concordato con il consiglio precedente e che produce pagamenti pendenti che terminano nel 2025. È pagato religiosamente».
Laporta parla anche della rivalità a distanza tra Xavi e Guardiola.
«Xavi è una grande figura del Barcellona e Guardiola è uno dei nostri grandi riferimenti. È più una questione di ambienti e morbosità giornalistica che del suo essere una realtà. A volte sembrava che lodare Xavi fosse rinunciare a tutto ciò che Pep ci ha dato, e non è così. Lodare Xavi non significa sottovalutare l’eredità di Pep».
Laporta, infine, si sofferma anche sulla Superlega dicendo che il Barcellona resiste come gli ultimi giapponesi per il bene del calcio.
«Noi ci siamo, resistiamo come gli ultimi giapponesi per il bene del calcio. Dobbiamo attendere la sentenza della Corte di giustizia dell’Unione europea a luglio. Sono convinto che sarà favorevole e da lì dobbiamo instaurare un dialogo con la Uefa».