All’estero il disastro Ferrari è un caso: «situazione desolante, lotte di potere e direttori inadeguati» (Faz)
I tedeschi della Faz: “Vasseur è il quinto caposquadra negli ultimi dieci anni. Binotto non è sopravvissuto ai giochi di potere"

Silverstone (Inghilterra) 02/07/2023 - gara F1 / foto Scuderia Ferrari Press Office/Image Sport nella foto: Frederic Vasseur
Fortissima, imprendibile, la Red Bull. Ma il dominio di Max Verstappen è anche “merito” del disastro Ferrari. E’ la controdeduzione della Faz, che in Italia ci risparmiamo per carità di patria. I tedeschi invece affondano il coltello nella piaga: “L’enorme distanza è direttamente correlata alla debolezza della concorrenza. Dove sta andando la Ferrari?”, si chiede il giornale tedesco.
“La domanda sembra irrispettosa”. Ma non lo è: settimo e ottavo posto in Ungheria, nono e decimo a Silverstone. “Invece di avvicinarsi alla Red Bull, la Ferrari è rimasta indietro ed è attualmente superata dagli inseguitori: McLaren e Mercedes vanno più forte”. Mentre in Italia il disastro Ferrari sta passando mediaticamente quasi inosservato, all’estero ovviamente è una notizia e pure succulenta.
“La condizione desolante della Ferrari, misurata con i suoi stessi standard, è legata a un’inquietudine interiore che ha prevalso per anni. Vasseur è il quinto caposquadra negli ultimi dieci anni”. Le altre non funzionano così: in Red Bull comanda Christian Horner ormai da 17 anni, e in Mercedes Toto Wolff da un decennio. “Grazie alla loro autorità godono della piena fiducia dei loro finanziatori o comproprietari, mentre i direttori della Ferrari sono stati costantemente messi in dubbio dall’improvvisa morte dell’amministratore delegato Marchionne nel 2018, e sono sempre esposti a lotte di potere”.
La Faz scrive che c’è una evidente debolezza di fondo, una “mancanza di capacità per sopravvivere nell’ambiente più difficile. Più di recente, Mattia Binotto non ha avuto la forza per sopravvivere al gioco di potere politico interno, per creare la calma per l’aggregazione del potenziale”. “Sia la squadra che i piloti si distinguono per pit stop ritardati, strategie sbagliate ed errori di guida evitabili. La discussione sulla macchina nasconde l’essenziale: la debolezza di chi la costruisce”.