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Con Garcia, De Laurentiis riporta Napoli a fare i conti con la propria dimensione

La verità è che lo scudetto è già preistoria. La scelta di De Laurentiis di rigettare la grandeur è uno schermo per la squadra e per il club

Con Garcia, De Laurentiis riporta Napoli a fare i conti con la propria dimensione
Lyon's French head coach Rudi Garcia attends a training session at the Restelo stadium in Lisbon on August 16, 2020, a day after defeating Manchester City during their UEFA Champions League quarter-final football match. (Photo by FRANCK FIFE / AFP)

Aurelio De Laurentiis costringe Napoli a fare i conti con la propria dimensione. Quella del presidente è una scelta di consapevolezza e grande realismo. Garcia certamente non era la prima scelta. L’unica per il presidente era Luciano Spalletti.

Scottato dall’illustre precedente di Ancelotti, purosangue in mezzo ai ronzini, inviso alla tifoseria, ha preferito deviare su un allenatore digeribile nel lungo periodo, comunicativamente scafato, che consente di tenere la barra dritta sulla realtà. Tutto ovviamente subordinato ai risultati.

La genesi della scelta Garcia la conosciamo. Dopo aver annunciato in diverse sedi, nei mesi passati, di aver confermato Spalletti, il presidente ha dovuto prendere atto del “niet” del toscano, che tra Juventus e Nazionale sogna qualcosa di diverso. Preso atto del diniego, il piano B è entrato nel vivo.

Rudi Garcia è un allenatore esattamente in linea con quella che è la dimensione del Napoli. Una squadra di media statura che nel giardino di casa non è contornata da giganti, citando Andreotti. La percezione che i napoletani hanno di se stessi e della storia della propria squadra è fuorviante rispetto alla realtà. Uno scudetto, secondo la vulgata, avrebbe dovuto essere “santificato” con una campagna acquisti champagne ed un allenatore tipo Klopp che avesse un pedigree degno per allenare il Napoli.

La verità è che lo scudetto del Napoli è già preistoria, anche se la città vuol continuare a godere del carnevale permanente in cui si è ingessata. La scelta di De Laurentiis di rigettare la grandeur è uno schermo per la squadra e per la propria società. Grandeur poi sempre relativa. Negli anni i risultati del Napoli hanno sempre dimostrato una crescita ed una capacità di vivere presente e futuro in maniera molto più attiva rispetto alle storiche grandi italiane, senza doversi per forza snaturare.

Preoccupa la genesi della scelta. Verdone sponsor di Garcia fa sudare freddo. L’ultima volta che De Laurentiis raccolse consigli su un allenatore, da un non addetto ai lavori, si presentò a Castel Volturno con Roberto Donadoni.
Ma per fortuna Garcia non è un ex milanista, e questo lo mette al riparo dalla maledizione di stagioni tribolate. Giuntoli ha appreso della scelta dal sito della società. Segno che ormai ciò che lo lega al Napoli è soltanto un contratto stipulato in tempi in cui non lo inseguiva nessuno.

Le esperienze pregresse di Rudi Garcia ci raccontano di un allenatore che ha vissuto città in cui il sentimento popolare per la squadra è predominante rispetto alle reali possibilità dei club, soprattutto in termini di risultati e di vittorie. Mediaticamente è capace di gestire un tale coacervo di sentimenti. “Rimettere la chiesa al centro del villaggio” fu un messaggio ben studiato, che riportò i tifosi romanisti tutti alla stessa pagina. Ovviamente anche i risultati furono dalla sua parte. La dialettica non fa punti, ma aiuta. Dovesse andare tutto per il meglio il San Paolo potrebbe rispolverare un nostalgico “RudiRudiRudi”.

Garcia dovrà districarsi tra una tifoseria che erroneamente, con lo scudetto sulle maglie, penserà di avere le stelle come unico limite ed un presidente che pensa che di spazio al centro del villaggio azzurro ve ne sia solo ed esclusivamente per lui.

In bocca al lupo Rudi.

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