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Dario Argento: «Gli attori maschi mi imbarazzano, hanno sempre paura di esprimere qualcosa di sbagliato»

Al CorSera: «L’uccello dalle piume di cristallo non lo voleva nessuno, lo produsse mio padre: l’avevo fatto penare non finendo la scuola ma produsse tutti i miei film».

Dario Argento: «Gli attori maschi mi imbarazzano, hanno sempre paura di esprimere qualcosa di sbagliato»
archivio Image / Spettacolo / Asia Argento-Dario Argento / foto Insidefoto/Image

Il Corriere della Sera intervista Dario Argento. Gli viene chiesto se ha mai paura di quello che scrive mentre lo scrive. Risponde:

«Per evitare distrazioni, scrissi Profondo Rosso in una casa che avevo in campagna vicino Roma. Era praticamente diroccata, non c’erano né luce né acqua… Arrivavo alle otto e me ne andavo la sera. E, quando cominciava a imbrunire, iniziavo ad avere paura delle cose che scrivevo e che vedevo riempire il foglio bianco nella macchina da scrivere: ogni volta che creo, è come se vedessi il film davanti agli occhi e scrivo quello che vedo. Vedo lui che attraversa la piazza, vedo una donna scaraventata contro il vetro di una finestra…».

Argento racconta di aver sempre trovato bellissimi gli horror. Parla di cosa ci trovava.

«Felicità, come aprire la porta e vedere un mondo mai incontrato, strano, coi fantasmi, i mostri».

In principio, Dario Argento fece il giornalista, poi scrisse e girò «L’uccello dalle piume di cristallo», «Il gatto a nove code» e «4 mosche di velluto grigio».

«Sono un solitario e pensavo che stare da solo con la macchina da scrivere fosse la mia condizione ideale. Poi, Sergio Leone chiamò me e Bernardo Bertolucci a scrivere C’era una volta il West. Scoprii che fare cinema mi piaceva. Scrissi L’uccello dalle piume di cristallo e non lo voleva nessuno, ma lo produsse mio padre: l’avevo fatto penare non finendo la scuola ma produsse tutti i miei film».

Che cosa serve per scrivere film che fanno paura?

«Avere un buon dialogo con la nostra metà cattiva. Non tutti sanno d’averla. Ma io la riconosco e ci parlo».

Dario Argento racconta perché nei suoi film ci sono tante donne ammazzate: è perché ama le donne.

«Sono uno che le donne le ama, le ascolta, le capisce. Anzi, gli attori maschi mi imbarazzano, hanno sempre paura
di esprimere qualcosa di sbagliato».

Il sovrannaturale esiste? Dario Argento:

«Ho girato l’Europa in macchina cercando le streghe. Ho trovato qualche donna che si professava tale, parlava, parlava, ma non ho mai assistito a fenomeni inspiegabili».

E sono mai capitati fenomeni strani mentre girava?

«Molti con Suspiria e anche con Opera, tanto che incaricai il direttore di produzione di fare la lista, ma andò perduta. Peccato. Arrivati a Monaco per Suspiria, trovammo strade e chiese imbandierate di nero: era morto un cardinale, l’impressione fu forte. Poi, impazzirono gli orologi di molti di noi. Una notte, eravamo io, il direttore di produzione, il direttore della fotografia, tornavamo in albergo. Uno dei due nota una vetrina di Mercedes e dice: accompagnatemi a guardarla. Attraversiamo e sentiamo un boato: era una bomba, un attentato terroristico della Raf. Se fossimo rimasti dall’altro lato della strada, saremmo morti».

Altre esperienze inspiegabili?

«Mentre finivo Suspiria a Roma, mi ero da poco separato e abitavo all’Hotel Flora. Il film andava benissimo, ero felice, ma non ho mai capito perché, quando tornavo in albergo, mi veniva la follia di buttarmi dalla finestra. Poi, un amico medico mi suggerì di spostare un armadio davanti alla finestra. Mi spiegò: l’idea del suicidio sparisce in fretta e, se quando ti viene devi spostare l’armadio, ci metti abbastanza da fartela passare. Aveva ragione».

 

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