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Giordano: «Nell’88, con una società più attenta, quello scudetto non l’avremmo perso»

Al CorSport: «Il Napoli di Spalletti può aprire un ciclo, come fece il Milan di Sacchi che venne a vincere al San Paolo. Lì nacque quella favola»

Giordano: «Nell’88, con una società più attenta, quello scudetto non l’avremmo perso»
1989 archivio Storico Image Sport / Napoli / Ottavio Bianchi-Corrado Ferlaino / foto Aic/Image ONLY ITALY

Mentre la fine del campionato si avvicina con il Napoli in testa alla classifica di Seria A, il Corriere dello Sport decide di intervistare uno degli eroi azzurri degli anni ’80. Si tratta di Bruno Giordano, al centro dell’attacco con Maradona e Careca nel Napoli.

Giordano racconta del dolore provato nell’88 e della possibile rivincita trent’anni dopo:

«Il secondo scudetto potevamo vincerlo nell’88, quando cedemmo in maniera inaspettata e incredibile. Avessimo avuto una società un poco più attenta e capace di fronteggiare quella crisi, forse il Milan non sarebbe riuscito ad approfittare delle nostre défaillance. Ma ormai è andata, devo rassegnarmi».

Questo Napoli, quello di Spalletti, può vendicare il 1° maggio del 1988:

«Sarebbe una rivincita, se andasse in un certo modo. Può aprire un ciclo, come lo fece quel Milan di Sacchi che venne a vincere al San Paolo. Lì nacque quella favola. L’avessimo pareggiata, chissà, magari sarebbe successo altro. Ma questi sono i se ed i ma. Io con il Napoli di Spalletti mi diverto, c’è un calcio internazionale, una mentalità aperta, una disinvoltura nel rendere incantevole il gioco. Magari non sarà stavolta, perché il pericolo è dietro l’angolo, ma qui ci sono le basi per costruire qualcosa di immenso e di duraturo».

Giordano va oltre la vittoria del campionato:

«Nei discorsi, è fatale che accade. Ma nella realtà, quando la matematica annuncerà il terzo scudetto, sono curioso di vedere la festa di Napoli. Sono trascorsi trentatré anni dall’ultima volta, gran parte dei tifosi che vanno allo stadio non hanno avuto la possibilità di godersi i primi due, parecchi non erano nati oppure stavano nelle fasce. E poi, arrivarci in questo modo, con una cavalcata solenne».

 

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