La Camera Penale Chiusano contro le deroghe che potrebbero permettere di fissare l’udienza Prisma nonostante il blocco del calendario

A Torino gli avvocati penalisti contestano al Tribunale e alla Procura di aver scelto un canale preferenziale per l’inchiesta sulla Juventus nell’ambito del procedimento penale che vede imputati i dirigenti del club per falso in bilancio, false fatturazioni e aggiotaggio. La questione è oggi su La Stampa.
“Avvocati contro Tribunale e procura, accusate di aver assegnato all’indagine una sorta di corsia preferenziale”.
Ieri pomeriggio la Camera Penale, associazione rappresentativa dei penalisti, ha inviato una nota
“che critica aspramente la circolare emessa dai vertici degli uffici giudicanti accusata senza tanti giri di parole di aver riaperto le porte a una veloce fissazione dell’udienza preliminare dell’inchiesta sulla società bianconera. Gli avvocati riconducono la ratio del provvedimento (in realtà più esteso al caso singolo) alla pendenza «di un noto procedimento che ha avuto e ha tuttora un clamore mediatico rilevante». Juventus, appunto. «E non possono essere le eventuali aspettative dell’opinione pubblica a dettare l’agenda degli uffici giudiziari»”.
La Stampa spiega bene quanto accaduto. Il 15 novembre scorso, il presidente reggente del Tribunale, Modestino Villani, aveva stabilito che “tutte le richieste di rinvio a giudizio di indagati (non detenuti) in procedimenti pendenti innanzi al tribunale del capoluogo piemontese avrebbero dovuto attendere fino al 31 gennaio 2023 per ottenere una fissazione dell’udienza preliminare“. Le date erano tutte piene, per cui era stato approvato «uno schema di variazione tabellare del sistema penale».
“Il messaggio era indirettamente inviato anche ai pm: se chiedete il processo per i vostri imputati a piede libero non si fisserà nulla prima di quella data con il discrimine sugli indagati ristretti in carcere. Provvedimento – a prima vista – obbligato”.
Ma il 2 dicembre scorso Villani ha modificato le disposizioni inserendo delle deroghe sulla scorta, scrive nel provvedimento, reso pubblico ieri, «della richiesta di una maggiore apertura nelle revisione di processi da non fare cadere nella sospensione inoltrata dal procuratore capo Anna Maria Loreto».
Tra queste, specifica La Stampa,
“quelle «in cui figurano sequestri per più di 50 mila euro a carico di interi compendi societari, quelle attinenti alla decadenza della responsabilità genitoriale, di adozione o sulle quali siano in corso controversie sull’affidamento di minori e – infine – per procedimenti verso società quotate nel mercato azionario telematico». In Borsa, per capirci”.
Dunque l’inchiesta Juventus. A questo punto i penalisti sono insorti. Il loro presidente, Roberto Capra, dichiara al quotidiano torinese:
«Già il primo decreto appariva scarsamente condivisibile atteso che la mancata celebrazione delle udienze preliminari fino al 31 gennaio non era accompagnata da un progetto di organizzazione che potesse poi favorire la celebrazione delle successive fasi dibattimentali, ma il secondo appare ancora meno condivisibile perché introduce una selezione di criteri di priorità svincolata da qualsiasi norma di legge. Solo il legislatore può indicare criteri prioritari nella trattazione degli affari penali e non può essere certo un organo politicamente irresponsabile a stabilire quali processi si possano o meno celebrare».