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Il catenaccio non è nato in Italia, il record di longevità non è di Ferguson

Forse non tutti sanno che… curiosità e primati del calcio. La partita con più gol di scarto è un 149-0 e si è giocata in Madagascar

Il catenaccio non è nato in Italia, il record di longevità non è di Ferguson
imago archivio Image Sport / Alex Ferguson / foto Imago/Image Sport ONLY ITALY
FORSE NON TUTTI SANNO CHE… (curiosità e primati nel mondo del calcio).

L’allenatore professionista che detiene il record di “longevità” alla guida di una sola squadra non è, come molti erroneamente pensano, Sir Alex Ferguson con il Manchester United, bensì il francese Guy Roux che ha guidato i transalpini dell’Auxerre ininterrottamente dalla stagione 1961/62 a quella 1999/2000 e, successivamente, dal 2001/2002 al 2004/2005, per un totale complessivo di oltre quindicimila giorni e quarantatré stagioni (di cui trentanove consecutive!), durante le quali ha collezionato, in tutte le competizioni, la bellezza di 1631 panchine con uno score personale di 738 vittorie, 430 pareggi e 463 sconfitte, vincendo un campionato francese nella stagione 1995/96, quattro volte la Coppa di Francia (1994, 1996, 2003 e 2005), un campionato di seconda divisione francese nel 1979/80 (più una promozione dalla terza alla seconda divisione nel 1974 e, in precedenza, una dalla quarta alla terza divisione), una Coppa Intertoto nel 1997 e due Coppe delle Alpi (nel 1985 e nel 1987). L’anziano tecnico francese (classe 1938) ha poi concluso la sua lunghissima carriera da allenatore alla guida della squadra francese del Lens con la quale ha totalizzato, agli inizi della stagione 2007/08, sette presenze in panchina (quattro in campionato, due in Intertoto e una in Coppa Uefa) ottenendo una sola vittoria, quattro pareggi e due sconfitte, prima di venire sostituito in panchina dall’ex calciatore di Olympique Marsiglia, Milan e Bayern Monaco Jean-Pierre Papin.

Il primato mondiale di vittorie consecutive in gare ufficiali appartiene ai brasiliani del Coritiba che tra il 3 febbraio e il 6 maggio del 2011 inanellarono una serie di ben ventiquattro vittorie di fila, di cui diciassette nel Campeonato Paranaense e sette in Copa do Brasil. La striscia si interruppe il 12 maggio 2011 nella gara di ritorno del quarto turno di Copa do Brasil, quando i biancoverdi di Curitiba furono sconfitti per 2-0 dai paulisti del Palmeiras (battuti nella gara d’andata per 6-0!). Va tuttavia fatta notare l’assenza, nella striscia record, di gare valide per il campionato nazionale, iniziato soltanto il 21 maggio.
A livello europeo, invece, il record è detenuto dal Real Madrid di Carlo Ancelotti che nel 2014 (dal 16 settembre al 20 dicembre) totalizzò ventidue vittorie consecutive, di cui dodici in campionato, sei in Champions League, due in Coppa del Re e due nel Mondiale per Club. La serie si arrestò, in un primo momento, il 30 dicembre 2014, quando le Merengues furono sconfitte in amichevole dal Milan, tuttavia, trattandosi di una gara amichevole e non di un incontro valido ai fini di una competizione, tale sconfitta non ha interrotto la striscia di vittorie in partite ufficiali, che si è invece definitivamente fermata cinque giorni più tardi, quando il Real Madrid perse in campionato contro il Valencia, vedendo così svanire il “sogno” di raggiungere, ed eventualmente superare, il record del Coritiba!
Il famoso/famigerato “catenaccio”, da molti identificato con il “calcio all’italiana”, in realtà non è nato in Italia ma in Svizzera: ad introdurlo fu, nel 1932, l’allenatore del Servette, l’austriaco Karl Rappan, che pensò di togliere un uomo al centrocampo ed aggiungerlo in difesa con l’intento di renderla più ermetica. Tale strategia molto difensiva venne denominata, in francese, “verrou” che in italiano significa, appunto, serratura, lucchetto. Da qui, il catenaccio, che in Italia fu utilizzato, per la prima volta, nel 1941 dall’allenatore della Triestina, Mario Villini. Italiana, invece, è l’introduzione della figura del libero, introdotto nel 1947 dall’allora tecnico della Salernitana Giuseppe “Gipo” Viani.
Il calciatore che ha siglato il maggior numero di reti in una singola partita tra club è il cipriota Panagiotis Pontikos che il 7 maggio 2007, nell’incontro di terza divisione cipriota tra Olympos Xylofagou e S.E.K., terminato 24-3, ha realizzato la bellezza di sedici reti, stesso numero di gol segnati, nel dicembre 1942, anche dal francese Stephan Stanis nella gara tra Racing Club Lens e Aubry Asturies (terminata 32-0).
L’incontro di calcio che detiene il record mondiale di partita ufficiale con il maggior numero di reti realizzate (nonché quello di vittoria con lo scarto maggiore) si è disputata il 31 ottobre 2002 nel campionato del Madagascar tra AS Adema e Stade Olympique de Emyrne, terminata con la vittoria dei padroni di casa per 149-0. In realtà si è trattato di ben 149 autoreti, realizzate di proposito dagli ospiti per protestare contro il direttore di gara (tale Benjamin Razafintsalama), che nella partita precedente tra SO de Emyrne e DSA aveva assegnato un contestato calcio di rigore al DSA, rigore che determinò la mancata vittoria dell’SO de Emyrne e, quindi, la matematica conquista del campionato da parte dell’AS Adema, rendendo così ininfluente la successiva gara tra AS Adema e SO de Emyrne. Quando Razafintsalama fu designato arbitro anche dell’incontro successivo, l’allenatore dell’SO de Emyrne diede disposizione ai propri calciatori di realizzare volontariamente autoreti per tutta la durata dell’incontro, come atto di protesta contro l’operato dell’arbitro nella gara precedente; fu così che i calciatori ospiti trafissero la propria porta per ben 149 volte, non facendo praticamente mai “toccare palla” agli avversari! Tale scelta fu anche vista come una singolare vendetta contro il direttore di gara che fu di fatto “costretto” ad annotare ogni volta sul proprio taccuino il nome di colui che aveva realizzato l’autorete, il tutto tra le proteste del pubblico presente sugli spalti. Al fischio finale, decretato al 90esimo esatto, a protestare furono invece gli stessi calciatori ospiti, i quali avrebbero voluto la concessione di almeno un minuto di recupero, al fine di poter realizzare un’ultima autorete e raggiungere così la cifra tonda di 150-0. Per la cronaca l’allenatore della squadra protagonista della singolare protesta fu successivamente squalificato per tre anni mentre il portiere e il capitano rimediarono una squalifica di due mesi.
La Nazionale brasiliana indossa l’iconica maglia verdeoro soltanto a partire dal 1954: in precedenza la Seleçãoera solita giocare con una divisa completamente bianca, accantonata dopo il famigerato “Maracanaço”, ossia l’inaspettata sconfitta subita in casa ai Mondiali del 1950 per mano dell’Uruguay di Ghiggia e Schiaffino. All’indomani di quella che fu considerata in Brasile come un’autentica tragedia non soltanto sportiva (furono proclamati tre giorni di lutto nazionale e si contarono in totale trentaquattro suicidi e cinquantasei morti per arresto cardiaco…), la nazionale brasiliana non disputò nessuna gara per circa un biennio, dopodiché, al ritorno in campo, fu stabilito di non giocare più con la divisa “maledetta” della disonorevole disfatta: all’inizio la vecchia maglia bianca fu sostituita con una azzurra, successivamente, a seguito di concorso indetto dal quotidiano “Correio da Manhã”, venne adottata l’attuale divisa che richiama i colori della bandiera nazionale.
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