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Il New York Times: «Altro che videogames, i giocatori di football americano impazziscono per gli scacchi»

Hanno anche un torneo dedicato. “Il ragionamento e la concentrazione ci aiutano anche in campo. Impariamo e leggiamo più velocemente gli schemi”

Il New York Times: «Altro che videogames, i giocatori di football americano impazziscono per gli scacchi»
Mast Miami (Florida,USA) 07/02/2010 - Super Bowl 2010 / Indianapolis Colts-New Orleans Saints / foto UPI/Masterphoto/Image Sport nella foto: Pierre Thomas ONLY ITALY

C’è una sorta di club nascosto e trasversale, in giro per il mondo, tra gli atleti: quelli che invece di stordirsi coi videogiochi, nel tempo libero giocano a scacchi. Che non è solo un hobby. E’ anche una sorta di allenamento mentale. Tra l’altro in questo periodo gli scacchi sono diventato un fenomeno rock. Il New York Times racconta che tra i muscolosissimi giocatori di football americano va fortissimo. “Altro che Madden” – titola il Nyt – il gioco più cool nella NFL sono gli scacchi”. Madden, per chi non lo sapesse è il più importante e popolare videogioco sul football.

Il Nyt raccona il torneo di scacchi riservato ai giocatori dell’NFL. E scrive che il livello era altissimo.

Gli atleti professionisti tendono a riempire le loro pause dalle competizioni con, beh, più competizione. Chiedi in giro per qualsiasi spogliatoio professionista e imparerai chi è il migliore a ping pong, freccette o videogiochi. In questi giorni, però, molti giocatori dell’NFL i giocatori ottengono il rispetto degli spogliatoi – per le loro menti tattiche, le conoscenze accumulate e lo zelo competitivo – sulla scacchiera.

“Gli accoliti della scacchiera includono quarterback  come Kyler Murray degli Arizona Cardinals e Joe Burrow dei Bengals, debuttanti in ascesa come Kayvon Thibodeaux e pensionati come il grande Larry Fitzgerald”.

“Gli atleti affermano che i vantaggi vanno ben oltre le chiacchiere e gli sfottò, poiché le partite offrono loro spazio per una profonda contemplazione lontano dalle loro professioni frenetiche. In alcuni casi, pensano che gli scacchi li aiutino anche in campo”.

Ma una cosa chiariscono tutti: nonostante l’uso eccessivo di paragoni tra football e scacchi (è un cliché di tutti gli sport ormai), per loro “molto poco nella NFL ha a che fare con le specifiche della strategia scacchistica”.

“Cooper, 28 anni, ha imparato le regole degli scacchi crescendo e ha iniziato a giocare seriamente durante la sua stagione da rookie nella NFL, nel 2015, inizialmente incoraggiato e poi ripetutamente battuto dal suo compagno di squadra veterano degli Oakland Raiders Rod Steater. Successivamente ha assunto un allenatore di scacchi e il gioco è diventato il suo rituale on the road – la sua risposta alla più comune maratona di videogiochi – e un vantaggio per la sua concentrazione la domenica”.

“C’è un’enorme correlazione”, dice Cooper. “Negli scacchi, se fai una mossa sbagliata, puoi perdere l’intera partita. E nel football, se giochi davvero bene, una giocata sbagliata può costarti”. Cooper paragona i pedoni e i blocchi in campo, per esempio. E poi l’abilità negli scacchi gli ha permesso di adattarsi al volo agli innumerevoli schemi dei playbook: “Sono un grande prenditore di appunti, ma giocare a scacchi mi ha aiutato a ricordare le cose senza bisogno di prendere appunti”.

Scott Goldman, uno psicologo delle prestazioni consulente di diverse squadre di campionati professionistici, vede gli scacchi come un utile campo di allenamento per gli atleti di alto livello a causa dell’attenzione che richiedono.

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