Raspadori-Osimhen-Kvaratskhelia. Se Pioli schierasse Leão, Saelemaekers e De Ketelaere, la Lega presenterebbe un’interrogazione parlamentare per istigazione al consumo di droghe sintetiche
Il Foglio scrive di tridenti. O, meglio, degli acronimi dei tridenti. Parte dal Grenoli, nato su una forzatura (considerare Nils Liedholm un attaccante) e passa per la MaGiCa, l’esempio migliore in materia: «deve essere una parola di senso compiuto, o al massimo una sigla che rimandi a qualcosa di già esistente». Sul tridente del Napoli 87/88 il Foglio scrive che…
non solo è un termine vero, ma c’è una perfetta correlazione tra significante e significato. In quella stagione Maradona, Giordano e Careca compongono davvero una linea d’attacco magica. Insieme realizzano 36 dei 53 gol del Napoli, Diego è il capocannoniere della Serie A con 15 reti, Careca è secondo a quota 13.
Poi ci sono gli acronimi di ultima generazione, che stanno nello spazio «iconico e vincente». La BBC del Real Madrid, l’MSN del Barcellona. Perfino l’HDR della Juve (Higuain, Dybala e Ronaldo), il tridente sbilanciato della Juve di Sarri. Ce n’è qualcuno che ha avuto meno fortuna, come il Kaparo del Milan (Kakà, Pato, Ronaldo), battezzato contro il Napoli nel 2008 che non andà avanti a lungo. Ed ora? Non ci sono più gli acronomi di una volta.
Per fortuna che la Juventus, con il ritorno in campo di Chiesa, potrà contare sulla DiVlachi (Di María-Vlahovi-Chiesa), mentre il Napoli, dopo l’arrivo di Raspadori, si scatenerà al ritmo del ROK (Raspadori-Osimhen-Kvaratskhelia). E se Pioli dovesse scegliere una trequarti composta da Leão, Saelemaekers e De Ketelaere, la Lega presenterà un’interrogazione parlamentare per istigazione al consumo di droghe sintetiche? La pigrizia dell’utilizzo degli acronimi per indicare i tridenti delle squadre di calcio si sta trasformando in abuso. Alcuni funzionano, altri meno, altri ancora non hanno proprio senso e somigliano alle parole inventate di qualche alfabeto per bambini. Qualche volta poi il tridente si rivela davvero efficace, vince trofei a suon di gol, e allora l’acronimo entra nel lessico calcistico di un certo popolo; il più delle volte, però, è solo un’operazione di marketing, fuffa: un titolo di giornale, per l’appunto.